Un intervento urbano, un edificio aperto, capace di «ripensare l’esperienza museale dando vita ad uno spazio pubblico e condiviso», con al centro l’aspetto interattivo e una nuova relazione fra storia, uomo e natura», in un dialogo continuo con il contesto circostanze, il quartiere e la città. Sono alcuni dei connotati che caratterizzano «Science Forest», il progetto vincitore del concorso di progettazione per «Il Museo della Scienza di Roma», promosso dall’assessorato all’Urbanistica di Roma Capitale, in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Roma ed espletato sulla piattaforma CAN – Competition Architecture Network, messa a disposizione dell’OAR.
A raccontarlo sono stati – in occasione del convegno dedicato alla procedura concorsuale svoltosi lo scorso 4 dicembre alla Casa dell’Architettura – i protagonisti, a partire dai vincitori, Adat Studio di Roma insieme a un team di architetti, liberi professionisti e consulenti (si veda sotto), e dagli altri progettisti che si sono classificati nelle prime cinque posizioni – a formare una short list tutta romana – a tutti gli altri soggetti coinvolti: dalla giuria – con gli interventi da remoto, tra gli altri, del presidente Daniel Libeskind, al Rup fino alla committenza. Nel corso dell’evento sono stati delineati previsioni sulle tempistiche per la realizzazione dell’opera – i cui lavori dovrebbero partire «entro l’inizio del 2025» e potrebbero chiudersi per il 2027 (si veda più avanti nell’articolo) – mentre a chiusura della giornata è stata inaugurata, al primo anello dell’Acquario Romano, la mostra (visitabile fino al prossimo 6 gennaio) con tutte le proposte progettuali presentate.
L’intervento al centro del concorso di progettazione – si è sottolineato a più riprese nel corso dell’evento – si inserisce in un’area «peculiare e in profonda trasformazione». L’asse di via Guido Reni e le aree limitrofe, infatti, sono state e sono oggetto di numerosi interventi in atto e previsti, molti dei quali frutto di procedure concausali: dal bando internazionale per il MAXXI-Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo (1998) al Progetto Flaminio – concorso internazionale di progettazione per il quartiere della Città della Scienza (2014), dalla pedonalizzazione della XVII Olimpiade (2019 – promosso dall’OAR) alla copertura per il Centrale del Tennis al Foro Italico (2019 – promosso dall’OAR), dal Polo Civico Flaminio (2020 – promosso dall’OAR) al Grande MAXXI (2022), fino – appunto – al Museo della Scienza di Roma (2022 – promosso dall’OAR).
LA PAROLA AI PROGETTISTI
«La nostra proposta si installa in un quartiere e in un’area in grande trasformazione, così come lo è il tema stesso del Museo della Scienza, che nell’architettura contemporanea è stato molto dibattuto e che abbiamo voluto ‘sciogliere’ nel quartiere e nel contesto circostante, creando una nuova architettura che potesse contenere al suo interno la città e la natura». Sono le parole utilizzate da Andrea Debilio e Antonio Atripaldi di Adat Studio di Roma, i vincitori del concorso – insieme agli architetti, liberi professionisti e consulenti, Luca Galli, Luca Manzocchi, Michele Sacchi, Filippo Testa e Laura Zevi -, proprio per raccontare l’inserimento dell’intervento da loro progettato nel contesto individuato. «Ciò che volevamo presentare – hanno proseguito – era proprio la commistione con la città e con il quartiere, sia con i cittadini che con tutti gli altri visitatori del museo. La grande corte verde all’interno della museo diventa, così, uno spazio pubblico aperto a tutti 24 ore su 24, e rappresenta, allo stesso tempo, l’inizio dell’esperienza museale che poi si sviluppa intorno al progetto. Partecipare a questo concorso – hanno poi osservato – è stata una bella sfida: la formula concorsuale è una delle soluzioni migliori per promuovere l’architettura contemporanea».
Qui la video-intervista a Andrea Debilio e Antonio Atripaldi di Adat Studio
Per quanto riguarda il progetto in senso più stretto, nel corso della loro relazione, i progettisti hanno raccontato come abbiano puntato a «utilizzare il volume già esistente, cercando di svuotarlo per generare uno spazio urbano in collegamento totale con la città», creando un nuovo piano espositivo i due nuovi ingressi – uno su via Guido Reni, più privato, e l’altro pubblico e accessibile a tutti dalla parte ovest, fronte piazza Viganò -; la nuova corte urbana al centro di questo nuovo edificio; una terrazza sempre verde al posto della copertura; le nostre ‘capsule’ sospese che saranno parte delle gallerie espositive; e, infine, la teca tecnologica che andrà a chiudere tutti volumi del museo. «Abbiamo parlato tanto del contesto – hanno poi concluso – in cui siamo circondati da architetture, degli anni 50 pre-olimpioniche, come Palazzetto dello Sport, Villaggio Olimpico, Stadio Flaminio, e contemporanee, come il Parco della Musica di Renzo Piano, il MAXXI di Zaha Hadid: qui si inserirà il Museo della Scienza che ci auguriamo, nelle previsioni, si possa concludere per il 2027».
Prima dei vincitori sono intervenuti, presentando i propri progetti «finalisti», gli studi che si sono classificati dalla seconda alla quinta posizione – formando una short list di alto livello tutta «romana» per il secondo grado del concorso -: Studio Schiattarella e associati (progetto II classificato), Labics (III), Nemesi Architects (IV), Studio Franciosini (V).
LO STRUMENTO CONCORSO E L’IMPEGNO DELL’OAR
Ad avviare il lavori, con uno sguardo attento anche allo scenario attuale, è stato il presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma, Alessandro Panci, rimarcando come, nel quadro odierno, «i concorsi abbiamo subito l’impatto del Pnrr, che ha spinto sempre più spesso ad adottare procedure diverse o concorsi a un unico grado con l’obiettivo di rispettare tempistiche stringenti, a scapito però di partecipazione e confronto. In quest’ottica, l’OAR ha fatto tutto il possibile per semplificare tutti i passaggi procedurali, a partire dalla messa a disposizione della propria piattaforma telematica, che facilità le attività di tutti i soggetti coinvolti. Auspichiamo anche, ha detto, che nei correttivi al Codice dei Contratti ci sia anche una revisione sul tema concorsi, sopratutto in un momento in cui l’equo compenso impone sia alle amministrazioni che ai privati con fatturati elevati di non poter procedere chiedendo ribassi sul prezzo. L’aspetto che resta da valutare, nel programmare un intervento, resta quindi solo quello della qualità e su questo punto il concorso di progettazione è lo strumento che offre più garanzie in assoluto. Ormai sappiamo, da Bilbao in poi, quanto la percezione di una città possa essere cambiata anche attraverso la realizzazione di singoli progetti di architettura di qualità che durano nel tempo».
Il filo della riflessione sullo strumento concorsuale, con particolare attenzione all’impegno dell’OAR sul tema, l’ha ripreso Claudia Ricciardi, consigliere dell’Ordine e delegata ai concorsi, sottolineando che «il nostro obiettivo è di promuovere il ricorso all’uso del concorso di progettazione non solo come strumento operativo, di concreta messa in moto della visione strategica della città, ma anche come strumento culturale. Un laboratorio di sperimentazione e di ricerca, ‘attraverso il progetto’, che miri a cercare la qualità, che è il bene più importante da consegnare alla città e ai cittadini. Auspichiamo che, oltre a temi così’ importanti come il Museo della Scienza, il concorso diventi sempre più strutturale all’interno della pubblica amministrazione in modo da assicurare una qualità diffusa degli spazi pubblici e costruiti della città». Il supporto dell’OAR a favore dei concorsi «si concretizza – ha aggiunto anche attraverso la piattaforma telematica CAN – Competition Architecture Network – realizzata per l’espletamento dei concorsi di progettazione, per affiancare le stazioni appaltanti nelle diverse fasi e facilitare le varie procedure: dal caricamento delle tavole in forma anonima alla semplificazione dei lavori della giuria». Al momento, dopo la chiusura del Museo della Scienza, è attivo sulla piattaforma il bando per i Fori Imperiali.
Qui la video-intervista a Claudia Ricciardi
VELOCCIA: «AVVIO DEI LAVORI ENTRO INIZIO 2025»
Il concorso appena concluso – ha commentato l’assessore all’Urbanistica di Roma Capitale, Maurizio Veloccia -, oltre ad avere stimolato in questi mesi intelligenza e creatività, ha permesso di sviluppare un pezzo di futuro della città. Il Museo della Scienza non sarà soltanto un progetto iconico ma anche un messaggio rivolto a tutti i cittadini del mondo: quello di venire a Roma non solo per le sue vestigia, per il suo patrimonio unico dal punto di vista storico e architettonico ma anche per conoscere progetti, come questo -, che parlano di futuro. Come il progetto vincitore, che sin dal titolo – Science Forest – rimanda a concetti come cambiamento climatico e sostenibilità ambientale». L’assessore capitolino, nel corso del suo intervento al convegno, ha inoltre fatto a cenno a possibili tempistiche per il nuovo Museo, auspicando come, dopo la fase di progettazione esecutiva, «entro inizio 2025 ci saranno tutte le condizioni per avviare la realizzazione dell’opera». Lo stesso Veloccia ha poi ricordato le altre iniziative in corso e in programma nella Capitale: «Come il concorso su centro archeologico monumentale dei Fori Imperiali, che scadrà a fine dicembre, e il bando che si farà sull’ex Fiera di Roma: progetti sia pubblici sia privati, dunque, nell’ambito di un nuova progettualità e nella centralità dell’architettura, fondamentale per il futuro di Roma. In quest’ottica, la collaborazione con gli architetti è fondamentale: il 2024 sarà anche l’anno in cui lanceremo il nuovo Urban Center per la Capitale in collaborazione con Città Metropolitana e Ordine degli Architetti di Roma».
Qui la video intervista all’assessore all’Urbanistica di Roma Capitale, Maurizio Veloccia
FOCUS SUL MUSEO DELLA SCIENZA
Le partecipazioni da remoto di Daniel Libeskind, grande architetto polacco, naturalizzato statunitense, autore di interventi iconici in tutto il mondo, che ha presieduto dal giuria del concorso per il Museo della Scienza – il quale ha sottolineato «la qualità di progetti e design che ha caratterizzato il concorso», auspicando la «realizzazione di un progetto che permetterà a Roma di ottenere i benefici di un nuovo museo, che agirà come un magnete per tutte le persone interessate ad approfondire i temi della scienza e della sostenibilità del nostro pianeta» – e di Fokke Moerel, partner dello studio MVRDV (fondato da Winy Maas, Jacob van Rijs e Nathalie de Vries) e componente della giuria stessa, hanno affiancato la tavola rotonda con i diversi soggetti coinvolti nella procedura. Da Enrica de Paulis, Rup della procedura, che ha raccontato l’esperienza concorsuale, a Stefano Brancaccio, di Cdpi Sgr Spa con una analisi del contesto, delle trasformazioni previste e l’introduzione dell’area di progetto. E, ancora, da Giorgio Manzi, presidente della Commissione Musei dell’Accademia dei Lincei e componente del Comitato Tecnico-Scientifico per il «Progetto Città della Scienza», presieduto dal premio Nobel Giorgio Parisi, che ha approfondito il tema di un museo «del pensiero scientifico per Roma», al museografo Alessandro D’Onofrio, componente sia del Comitato sopracitato che della giuria del concorso.
Qui le video-interviste a Giorgio Manzi e Alessandro D’Onofrio
LA MOSTRA SUI PROGETTI
A chiusura dell’evento, è stata inaugurata la mostra allestita al 1° anello della Casa dell’Architettura: un viaggio – anche immersivo – nelle progettualità innescate dal concorso. Il percorso espositivo – visitabile fino al prossimo 6 gennaio 2024 (ingresso libero dal lunedì al sabato, ore 10-19) – che raccoglie tutte le proposte progettuali presentate per il concorso: i 65 partecipanti, più i 4 finalisti e il vincitore, per un totale di 70 progetti esposti. (FN)
Video-interviste di Francesco Nariello – Montaggio e post produzione a cura di Giuseppe Felici