Requisiti minimi, composizione delle giurie, fasi procedurali, documenti di indirizzo alla progettazione, rapporti con la committenza. Sono alcuni dei temi sul tavolo degli Ordini professionali quando si parla di concorsi di progettazione e, in particolare, del modo per renderli uno strumento sempre più utilizzato e in grado di garantire la qualità, la più ampia partecipazione, trasparenza, efficacia. Sulla ricerca di elementi per un modello condiviso si è incentrato il convegno svoltosi lo scorso 30 gennaio alla Casa dell’Architettura: un ulteriore passaggio del confronto avviato tra i professionisti – al quale, in questa occasione, oltre all’Ordine degli Architetti di Roma, hanno partecipato gli Ordini di Bologna, Catania, Genova, Milano e Torino – volto a supportare la diffusione e il miglioramento delle procedure concorsuali sul territorio nazionale, costruendo un fronte comune anche rispetto alle criticità del contesto normativo connesso al nuovo Codice dei Contratti.
Qui il video con alcuni degli spunti di riflessione emersi dal confronto tra i rappresentati degli ordini territoriali in tema concorsi di progettazione
Il concorso di progettazione – ha detto Alessandro Panci, presidente OAR, introducendo la giornata – «è una procedura virtuosa volta ad un confronto basato sulla qualità delle proposte progettuali piuttosto che su requisiti tecnici o economici. È una delle alternative che le amministrazioni possono scegliere per bandire una gara e assegnare incarico ai progettisti. Ed è l’unica che mette al primo posto della procedura centralità e qualità del progetto di architettura, che offre la massima trasparenza in tutte le sue fasi». Per questo, ha concluso, «lo riteniamo un elemento fondamentale, da difendere e portare avanti, facendone comprendere l’importanza a garanzia della qualità del costruito, soprattutto in un momento in cui la riforma del Codice degli Appalti sta andando in una direzione diversa e meccanismi, come quelli innescati dal Pnrr, spingono a ‘correre e spendere’, anche scapito della qualità».
L’OAR, nello specifico, offre una serie di servizi destinati agli enti, alle pubbliche amministrazioni e anche ai soggetti privati per promuovere l’uso del concorso negli affidamenti degli incarichi seguendo una procedura collaudata e condivisa con il sistema ordinistico italiano. In quest’ottica, l’Ordine ha realizzato la piattaforma Competition Architecture Network (CAN) con cui «condivide l’azione politica riguardante i concorsi, a disposizione delle stazioni appaltanti per la gestione della procedura concorsuale in tutte le sue fasi». CAN – ha spiegato Claudia Ricciardi, consigliere OAR con delega ai concorsi di progettazione, «nasce come network tra le piattaforme e punta ad offrire uno sguardo d’insieme sulle procedure attive. Il suo stesso nome – l’acronimo CAN – vuole richiamare l’idea di possibilità: quella di puntare sui concorsi per ‘poter’ intervenire sul tessuto urbano o periferico attraverso interventi orientati alla qualità».
Purtroppo, ha aggiunto, «il nuovo Codice dei Contratti, nella sua ultima versione, non valorizza i concorsi di progettazione: oltre ad avere reintrodotto appalto integrato e avere reso strutturale qualcosa che prima era stato previsto solo in alcuni casi, si elimina la disposizione normativa (articolo 23 comma 2 del testo in vigore) che chiariva quando fare ricorso al concorso di progettazione, dando discrezionalità a soggetti pubblici e privati. L’obiettivo del confronto di oggi è di fare un primo passo verso una strategia comune, corale, condivisa anche a livello ordinistico per promuovere il concorso di progettazione, anche come strumento culturale, e che possa sostenerlo in maniera orizzontale. Anche costruendo fattivamente una proposta di stralcio al nuovo Codice in materia».
Prima di dare spazio alla tavola rotonda con i rappresentanti degli Ordini territoriali sono state illustrate – da Giorgio Scarchilli, Direttore Area Concorsi OAR – le caratteristiche di CAN, la piattaforma messa a punto dall’OAR. Tra gli elementi messi in evidenza: la concezione del «bando tipo» come strumento di confronto con le stazioni appaltanti e dei criteri contenuti al suo interno come elementi di qualità della procedura di concorso; la volontà di promuovere l’affidamento al vincitore del concorso, oltre che dei successivi sevizi di progettazione, anche della direzione dei lavori; l’impegno a eliminare i cosiddetti «requisiti speciali» per garantire la più ampia partecipazione alle procedure; la semplificazione della documentazione amministrativa. CAN si pone, dunque, come «piattaforma interattiva che vuole aggiornare sull’intero processo della procedura concorsuale, dall’avvio sino alla realizzazione dell’opera; inclusiva, che possa fotografare lo stato dei concorsi nella loro totalità; immediata in termini di comunicazione; semplice nell’utilizzo».
Ampio il ventaglio degli spunti emersi dal confronto tra i rappresentanti degli Ordini che hanno partecipato al convegno, anche sulla base delle esperienze fatte sul territorio e nell’utilizzo delle diverse piattaforme telematiche dedicate ai concorsi.
Per Marco Filippucci, presidente dell’Ordine degli Architetti di Bologna – che mette a disposizione la piattaforma Concorsiarchibo -, la «revisione del Codice Appalti con la proposta di moderare intervento dei concorsi in affidamenti e appalti pubblici è una proposta fuori luogo. Il concorso in due fasi, in particolare, rappresenta che la procedura più evidente, pulita, equa, che offre ai più l’opportunità di partecipare senza essere caricati di una mole di lavoro eccessiva nella fase preliminare di selezione; mentre nel secondo grado mette a disposizione strumenti come avvalimento o raggruppamento temporaneo. In questo modo anche giovani e studi meno strutturati possano accedere a bandi di opere pubbliche di particolare rilevanza».
Uno dei temi su cui concentrare la riflessione – secondo Stefano Rigoni, Ordine di Milano, responsabile della piattaforma Concorrimi – è quello delle giurie: «Oggi vengono chieste nella maggioranza dei casi in forma non palese, quindi rendendo pubblici i nomi dei giurati solo dopo la consegna degli elaborati, cosa che crediamo apra alcune criticità. Prima di tutte quella legata alle incompatibilità che si connette al paradosso del doppio anonimato (giurato e concorrente). Quando si punta a lanciare un concorso di carattere internazionale, inoltre, la giuria deve essere palese, di livello: chi partecipa a bandi di una certa rilevanza pretende di sapere chi sarà a giudicare le proposte progettuali».
La riflessione di Riccardo Miselli, presidente dell’Ordine degli Architetti di Genova si concentra invece sulla centralità del documento di indirizzo alla progettazione (Dip): «dal confronto di oggi è emerso come per un concorso di progettazione e per un progetto di qualità sia improntate il Dip: un documento che deve essere condiviso con i territori, approfondito a livello di contenuti e partecipato anche dal punto di vista delle forze politiche coinvolte».
Contribuisce al dibattito anche con elementi tratti dalle esperienze sul territorio Gabriella Gedda, presidente Fondazione per l’Architettura di Torino, sottolineando come «il concorso di progettazione, ma anche quello di idee, debba essere sempre visto in sinergia con la committenza. Si può partire da un ‘concorso tipo’ ma poi bisogna calare l’esperienza sul territorio in base a cosa si vuole veicolare attraverso il bando. Fondamentale la costruzione del rapporto cn il committente, che mette le risorse economiche per la realizzazione il progetto».
Torna sul concetto di qualità, infine, Cecilia Tosto, consigliera Ordine Catania e delegata a lavori pubblici e concorsi. «Ogni territorio ha la propria esperienza – ha detto – ma quello che emerge è l’importanza del concorso di progettazione a garanzia della qualità architettonica. In realtà locali di ogni dimensione le procedure concorsuali – in particolare quelle a due gradi – hanno dato l’opportunità di partecipare sia ai professionisti più giovani che ai senior, a prescindere dai titoli in curriculum e senza penalizzare gli studi meno strutturati». (FN)
Visual e Video-Editing: Giuseppe Felici