Donare al quartiere un luogo di condivisione ed aggregazione attraverso l’apertura dell’odierno perimetro chiuso, in modo da accogliere nuove forme di vita urbana reimpostate su dialogo natura-città. Su un grande giardino di 3300 metri quadri si affacciano start-up, laboratori, aule per la cittadinanza ed iniziative private innovative. La facciata interattiva, la piastra sospesa sullo spazio pubblico e la grande lanterna urbana della biblioteca/mediateca sono gli elementi che riscrivono il dialogo tra i caratteri architettonici del vecchio Mercato e l’innesto del contemporaneo.
Questo il tema affidato ad Orazio Carpenzano, Professore di Progettazione Architettonica e Urbana alla Facoltà di Architettura della Sapienza, che ha lavorato sul Mercato dei Fiori in Prati, quartiere dei primi Novecento, disegnato secondo un impianto urbanistico razionale, determinato da Piano Regolatore.
Nell’intento di disegnare scenari futuri, SPAM, la prima edizione della Settimana del Progetto di Architettura nel Mondo, si è declinata anche in SPAMLAB, un workshop mirato a proporre uno scenario urbano di qualità in tre aree centrali della Capitale.
Un lotto ben preciso dunque ed una funzione dalla forte identità all’interno del contesto urbano.
Ai partecipanti è stata chiesta una suggestione progettuale, attraverso un metodo di lavoro pragmatico, a partire dalla conoscenza dell’area su cui il tutor ha condiviso un dossier informativo. Durante la lettura del quartiere, finalizzata ad estrapolare input progettuali, particolare attenzione è stata riservata ai processi di trasformazione degli ultimi 10 anni nel rispetto delle dinamiche sociali esistenti, oltre che alle prospettive politiche del Comune di Roma e del I Municipio in particolare.
“Roma è un arcipelago di quartieri con identità diverse, è come una sommatoria di villaggi. Ci si deve porre in ascolto del luogo. Solo così si possono aprire nuovi orizzonti ed alzare lo sguardo al di là della contingenza”. Questo l’atteggiamento, secondo Carpenzano, con cui la matita deve muoversi sul foglio durante l’extempore.
Far funzionare l’immaginazione leggendo la realtà per dare forma e spazio alla propria idea di DREAMCITY.
L’approccio verso i giovani architetti all’interno del laboratorio è stato invece molto discreto: “Quando si interviene a livello progettuale bisogna lasciare un margine ampio di libertà a chi si confronta con il ridisegno del territorio. L’esercizio proposto è di riuso e riciclo di un’area funzionante affinchè diventi occasione di rigenerazione, non solo urbana, ma anche sociale”, precisa Carpenzano.
Preesistenze e nuova identità sono i focus progettuali per Francesco Gori, 25 anni, di Terni. “Stiamo lavorando su qualcosa da togliere più che da mantenere”, specifica Marina Servidei, 22 anni, di Ferrara. “E’ un’area chiusa che chiede permeabilità e landmark”, prosegue Iacopo Riccardo di 26 anni, di Latina. Queste alcune delle voci dei giovani di SPAMLAB.
“SPAMLAB, e SPAM in generale, è stata l’occasione per avvicinare gli architetti tra loro, a prescindere dall’ambito professionale a cui appartengono, e per diffondere una consapevolezza dell’architettura di qualità, affinchè cresca in ognuno di noi un’educazione al bello che riporti cultura e progettazione architettonica al centro delle intenzioni politiche e culturali di oggi”, conclude Carpenzano. (GV)
Redazione OAR