di Redazione OAR
Ripartire dal tessuto professionale e produttivo presente sul territorio. Da una spinta decisa alla digitalizzazione, sulla scia di quanto fatto a causa del forzato distanziamento sociale per l’emergenza Covid19. Dalla valorizzazione del patrimonio culturale, architettonico, archeologico e paesaggistico di Roma e del Lazio. Da una rinnovata attenzione all’attrattività dei centri urbani, in base a fattori come qualità dei servizi e capacità di interpretare i nuovi bisogni. Dalle opportunità per ripensare la Capitale, anche a partire dalle sue periferie.
Sono solo alcuni degli spunti di riflessione emersi dal secondo appuntamento con i webinar di Parliamone insieme. Il tema dell’evento live – andato in streaming il 15 maggio sulla piattaforma GoToWebinar – è stato: «Architettura: quale ripartenza nel Lazio e nella Capitale». Un confronto aperto tra figure provenienti da diversi campi disciplinari per parlare di possibili ripartenze – per Roma e a livello regionale – post emergenza epidemiologica da Covid19.
Ne hanno discusso, tra gli altri, Fabio Rampelli, architetto e vice presidente della Camera dei Deputati, Nicolò Rebecchini, ingegnere e presidente dell’Associazione costruttori edili di Roma (Acer) e Claudio Marciano, sociologo e docente.
A introdurre l’evento è stato Flavio Mangione, presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma, sottolineando – in chiave ripartenza – i punti di forza del territorio romano e laziale: «Viviamo in una regione particolarmente ricca, che meriterebbe un sviluppo all’altezza delle aree europee più produttive», che può contare su infrastrutture come l’aeroporto di Fiumicino e il porto di Civitavecchia, su poli industriali come quelli di Pomezia e del Frusinate. Ma anche «su un apparato storico, archeologico, paesaggistico e produttivo che si estende a tutte le province del Lazio e che deve essere valorizzato. Roma è il comune agricolo più grande d’Europa, una ricchezza non indagata in modo adeguato. Possiamo contare, inoltre – conclude Mangione – su una lunga serie di realtà professionali e produttive di eccellenza: non si potrà che ripartire da loro, instaurando un dialogo proficuo. Con la politica che avrà un ruolo di coordinamento e supporto».
Una delle azioni prioritarie, su cui incardinare qualsiasi ipotesi di ripresa, è quella di accelerare sul fronte delle nuove tecnologie digitali, sulla spinta della consapevolezza in materia emersa nella fase acuta dell’emergenza Covid19. Lo ha sottolineato Andrea Iacovelli, consigliere e coordinatore dell’area Concorsi OAR, facendo riferimento alla lettera dell’Ordine degli Architetti di Roma, in accordo con la Federazione degli Ordini degli Architetti del Lazio, indirizzata a Governo, Regione Lazio, Roma Capitale e altri sindaci di comuni laziali su digitalizzazione, sburocratizzazione e collaborazione con la Pa, finalizzato al rilancio di edilizia e architettura. Qui sotto il comunicato stampa.
«Abbiamo individuato tre parole che diventano sempre più indispensabili per il rilancio dell’economia: dematerializzazione, digitalizzazione e informatizzazione». Un punto di partenza, inseguito da anni, ha poi aggiunto «è quello della semplificazione della pubblica amministrazione», ricordando come «il ritardo nella digitalizzazione, ovvero nella sburocratizzazione della Pa abbia – come riportato nell’ultima rilevazione della Cgia di Mestre (del 18 aprile scorso) – un peso in termini di costo della burocrazia, che ogni anno grava sulle imprese italiane per circa 57, 2 miliardi di euro: più della manovra varata dal Governo per la ripresa post Covid19».
Lo spunto sulla necessità di colmare il gap in termini di digitalizzazione è stato colto da Nicolò Rebecchini, che ha rimarcato come finora non ci sia stato «un cambio di passo» in questo senso. «Digitalizzare il rapporto con la Pa sarebbe un passaggio fondamentale, che permetterebbe di tagliare tempi e costi», ha detto, sottolineando, però, come «anche in questo periodo di emergenza, la risposta delle amministrazioni del Nord Italia, in materia di semplificazione digitale, sia stato più efficiente». Anche le imprese, tuttavia, devono fare la propria parte, ammette il presidente di Acer: «Se le realtà più grandi e strutturate, ad esempio, già stanno applicando – o iniziano ad applicare – le procedure in Bim, una parte consistente del tessuto produttivo deve ancora attrezzarsi». Lo stesso Rebecchini ha poi rivolto lo sguardo ai cambiamento di scenario, anche produttivo, in base agli input derivanti dall’emergenza in atto. L’approccio alla progettazione edilizia, ha osservato, «dovrà cambiare rispetto all’esistente. Non solo nell’ottica della sostenibilità ambientale, ma anche in termini di socialità, a partire dalla creazione di spazi comuni. È il momento, ad esempio, di ripensare la rigenerazione urbana anche considerando la possibilità di introdurre spazi collettivi pensati per permettere alle persone di lavorare dal luogo in cui vivono, ma non necessariamente da casa, creando in questo modo anche occasioni di socialità».
La chiave di lettura sociale è stata ripresa dal sociologo Claudio Marciano, che ha fatto notare come «il rapporto tra architettura e sociologia sia stato sempre foriero di buoni risultati». E rimarcando come la dimensione culturale e sociale sia fondamentale, soprattutto in prospettiva, per fare dei passi avanti: «Oggi abbiamo bisogno di guardare al digitale, ad esempio, non come tecnologia, ma come modo di pensare, per comprendere davvero le potenzialità dello strumento».
Un esempio? «Lo smart working, oggi alla ribalta: la verità è che da tempo abbiamo tutti i mezzi per poter sfruttare questa opportunità, ma finora lo aveva praticato solo il 2,5% della forza lavoro. Questo significa che la prima cosa da fare è pensare in modo diverso». Mettere le basi per la costruzione culturale di un diverso modello, dunque, anche in termini organizzativi.
Concentrando poi l’attenzione su Roma, Marciano ha riflettuto – guardando al prossimo futuro – sulla sua capacità attrattiva, anche in base allo storytelling della Capitale, il modo in cui essa si colloca nell’immaginario collettivo e culturale. «Una percezione che si lega sempre di più anche alla qualità dei servizi – ha detto -. Alla capacità della città di essere coerente con lo spirito dei tempi, che – oggi – si traduce, tra l’altro, nel grado di convergenza raggiunto tra sostenibilità ambientale e innovazione digitale». Ma non solo: «per ricostruire la narrazione di Roma, ha osservato il sociologo – si può partire anche dalla capacità di ripensare la città a partire dalle sue periferie».
Il necessario impegno della politica, ma anche l’individuazione di alcune priorità strategiche sono stati i temi al centro dell’intervento di Fabio Rampelli. L’architetto e vice presidente della Camera dei Deputati, guardando al futuro a partire dalla situazione attuale, ha sottolineato che «una situazione eccezionale deve essere affrontata con strumenti eccezionali». A iniziare dallo sblocco di partite sospese da troppo tempo: «Dovremmo approfittare della spinta proveniente dalla fase critica per andare avanti sulla legge urbanistica – ha affermato -, per superare il labirinto inestricabile prodotto dal Codice Appalti, decongestionando la situazione dell’edilizia. Appena superata la fase acuta dell’emergenza i cantieri devono ripartire a pieno ritmo per trainare una parte importante dell’economia nazionale».
Per quanto riguarda la realtà romana: «Ricostruirsi è la vocazione della Capitale e del nostro territorio. Roma, come accaduto ad altre metropoli europee, ha seguito un modello di sviluppo spersonalizzante, segnato da una alta densità abitativa che ha prodotto una crescita incontrollata di periferie tutte uguali tra loro». È proprio da qui che la ripartenza potrebbe prendere avvio, suggerisce Rampelli: «Ripartiamo da periferie. Oggi degradate e senza servizi. Ma, più che sulla riqualificazione, dovremo puntare sulla sostituzione edilizia. Ci vuole un grande piano di riconnessione, coinvolgendo anche le imprese, oggi sempre più consapevoli. Bisogna lavorare su una visione diversa, anche per la città Roma, puntando sui punti di forza che ne caratterizzano l’identità».
Uno spaccato della realtà professionale, da uno studio con radicata esperienza internazionale, lo ha portato Angelo Costa, fondatore di Studio Costa Architecture con sedi a Roma e Dubai: l’architetto ha inviato il suo contributo rispondendo alla call indirizzata agli iscritti OAR per la raccolta di contributi scritti su «proposte/riflessioni/racconti ai tempi del Covid-19 e oltre»: LINK
È aperta, inoltre, la call – sempre rivolta agli iscritti – per raccogliere brevi contributi video incentrati su argomenti pratici legati alla professione. I contributi ricevuti potranno essere rilanciati sul sito web e sui canali social dell’Ordine. Scarica qui
Il ciclo di incontri di Parliamone insieme prosegue con altri webinar a maggio, tutti alle ore 18.00. Ecco i prossimi appuntamenti «Modelli di habitat: tra passato, presente, futuro» (22), «Design e tendenze post Covid19» (29).
Qui i link per iscriversi al webinar 03 e al
(FN)