Il convegno di presentazione dell’iniziativa che coinvolge giovani studenti e professionisti ucraini – Un ruolo chiave per gli architetti
di Redazione OAR
Alla Casa dell’Architettura si parla ucraino. Ma in realtà, allargando lo sguardo oltre la stretta attualità – si utilizza un linguaggio universale, connesso a una visione della professione in ottica internazionalizzazione: scambio e condivisione di competenze ed esperienze, capacità per gli architetti di assumere un ruolo cruciale nei processi di ideazione, progettazione e costruzione, su scala globale, di spazi in cui coltivare dialogo e collaborazione, creando un terreno fertile – a qualsiasi latitudine – per la pace.
Sono alcuni dei concetti dai quale emerge la chiave di lettura del convegno «Progettare la pace – Le attività internazionali postbelliche degli architetti» svoltosi il 26 ottobre nella cornice dell’Acquario Romano, sede dell’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia, dedicato a presentare «Design for Peace», progetto – realizzato da Cnappc e OAR, con il sostegno della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con patrocinio e supporto tecnico dell’Ambasciata d’Ucraina nella Repubblica italiana (leggi qui: LINK) – che prevede l’affidamento di dieci borse di studio ad altrettanti under 35 ucraini – laureati o iscritti a un corso universitario in architettura – che hanno trovato rifugio nel nostro Paese a seguito degli eventi bellici. Offrendo loro la possibilità di entrare in contatto e collaborare con realtà professionali italiane in specifici workshop su interventi di recupero e re-design di alcuni luoghi simbolo delle città ucraine colpite dalla guerra in corso.
Il convegno – che ha visto la partecipazione di architetti, diplomatici, rappresentanti delle istituzioni, protagonisti della cooperazione internazionale, docenti universitari (qui la locandina con tutti i partecipanti: LINK) – è stato introdotto dal presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma, Alessandro Panci, e coordinato da Paolo Anzuini, consigliere OAR con delega all’internazionalizzazione, il quale ha sottolineato come il progetto Design for Peace «rappresenti, da una parte, un modello replicabile per il coinvolgimento attivo dei professionisti in attività di progettazione e cooperazione nei territori in conflitto e, dall’altra, ponga l’accento sull’importanza, per gli architetti, di aprire le porte dei propri studi in un’ottica di internazionalizzazione, accogliendo professionisti da altri Paesi, non necessariamente colpiti dalla guerra. Basti pensare, in proposito, che la capacità di formare gruppi di lavoro di matrice internazionale, con partecipanti di diverse nazionalità, anche nel campo della progettazione, è uno dei criteri di premialità individuati dal Pnrr». I primi risultati di Design for Peace saranno illustrati in primavera all’Acquario Romano, ricorda Anzuini, anticipando come nella stessa occasione «sarà indicato la seconda ‘tappa’ del progetto, che guarderà al continente africano». Prosegue, intanto, l’impegno dell’OAR mirato al coinvolgimento dei giovani architetti, anche nelle attività sul fronte internazionalizzazione: «Non sempre però gli sforzi vengono premiati – osserva il consigliere OAR -. È il caso della Call Emergenze 03, lanciata dall’Ordine con l’obiettivo di raccogliere idee per una pace possibile attraverso l’architettura: era riservata agli under 40, ma hanno mostrato interesse solo professionisti ultra cinquantenni».
Nel concreto, l’interesse suscitato dal progetto Design for Peace è stato testimoniato dalla partecipazione al convegno – e al bando – di Ivanna Gaidarzhy, giovane architetta e designer ucraina, che ha rimarcato «l’importanza di poter cogliere, attraverso il progetto, l’opportunità di entrare in contatto, collaborare e scambiare esperienze con professionisti italiani».
Qui la sua testimonianza
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A fare il punto sui riscontri immediati avuti da Design for Peace è stato Marcello Rossi, consigliere Cnappc, responsabile del dipartimento internazionalizzazione e cooperazione, che ha raccontato come il bando abbia subito riscosso successo in termini di candidature.
Guarda il video
L’interesse ed il contributo attivo al progetto da parte dell’Ambasciata d’Ucraina nella Repubblica italiana sono stati illustrati dalla ministro-consigliere Oksana Amdzhadin, durante il suo intervento nel corso del Convegno.
Ecco una sua riflessione
I possibili sviluppi, anche in una visione prospettica, di un impegno sempre più concreto degli architetti in attività di collaborazione, interazione e cooperazione – per «immaginare spazi che in epoca bellica ma anche post-bellica possano diventare dei luoghi di dialogo dove si continui a coltivare la pace» – sono stato tracciati da Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia, anche in riferimento al programma Spilno, attivato in Ucraina dall’agenzia delle Nazioni Unite per rispondere alle esigenze delle famiglie con bambini, che sono tra i gruppi più vulnerabili sul territorio colpito dalla guerra.
Qui le parole di Iacomini
(FN)
Visual e Video-Editing: Giuseppe Felici