di Redazione OAR
Un evento che entra dentro Roma: per scoprire quello che l’architettura può dare alla città. Tra installazioni che rivitalizzano gli spazi pubblici, talk e dibattiti sul futuro dello sviluppo urbano e sulle sfide future per la Capitale, workshop, mostre e spettacoli, occasioni di incontro, tour, serate musicali. Il Festival dell’Architettura di Roma – ideato e realizzato dall’Ordine degli Architetti di Roma e provincia – si apre al territorio, lo vive e lo rivitalizza in un programma fitto e vario che è stato presentato ieri, 12 giugno, alla Casa dell’Architettura, in occasione dell’Opening della quarta edizione della kermesse (nella gallery le immagini della giornata – fotografie di Daniele Raffaelli).
Una giornata di festa e di riflessione – che segue la pre-apertura dell’11 giugno al parco Schuster, ad Ostiense, dedicata a sport e inclusione (leggi qui: LINK) – in cui sono stati toccati tutti i temi chiave della nove-giorni (fino al 19 giugno) organizzata dall’OAR con il patrocinio del Comune di Roma e della Città Metropolitana di Roma Capitale, della Regione Lazio, delle università Roma Tre e Sapienza, del Coni e del Comitato italiano Paralimpico.
Ad illustrare nei dettagli il programma del Festival (qui per scoprire tutti gli appuntamenti: LINK) e a mettere in luce peculiarità e punti di forza dell’edizione 2022 è stata Alice Buzzone, consigliera OAR e direttrice di FAR. «Il Festival quest’anno – ha detto – invade il territorio della Capitale, in senso positivo. Da una parte, potremo vivere la Casa dell’Architettura, quartier generale all’Esquilino, dove ogni giorno si partirà la mattina con Sveja e, attraverso convegni e incontri, si chiuderà con le serate musicali. Dall’altra si aprirà alla città, a partire dal Municipio VIII, con pranzi di quartiere – con i progettisti delle installazioni che hanno modificato il territorio -, coffe break alla Casa della Città e negli altri luoghi dei local partner di FAR. Scopriremo il territorio, i diversi punti di vista su Ostiense, un quartiere proiettato verso il futuro della Capitale. L’invito a tutti i cittadini è di partecipare al Festival, per scoprire quello che l’architettura può dare alla città, attraverso un palinsesto che parla di architettura nelle sue svariate forme, dalla quella culturale a quella empirica».
Anche quest’anno, ha rimarcato Buzzone, il Festival avrà una componente internazionale importante, con ospiti, architetti e non solo, e istituzioni internazionali (a partire da accademie, ambasciate e istituti di cultura presenti a Roma). Ma in questa edizione di rafforza anche il focus locale: nel suo carattere romano, con lo stimolo agli architetti romani a diventare protagonisti, realizzando installazioni e confrontandosi sul racconto della città; e nel suo carattere empirico, con lo sforzo – costellato da tante difficoltà – di atterrare sullo spazio pubblico capitolino, per stimolare – a partire dalle esigenze dei cittadini – un processo di trasformazione del territorio».
Qui la video pillola di Alice Buzzone
Costruire un rapporto tra architettura e comunità: è questa una delle principali chiavi di lettura di FAR 2022 secondo il presidente OAR, Alessandro Panci: «L’obiettivo – ha spiegato – è far interagire e mettere a sistema le esperienze professionali, architettoniche e di intervento sul territorio, con la cittadinanza, attraverso la conoscenza comune». Perché un Festival dell’Architettura a Roma, dunque? A diffondere la conoscenza della propria realtà, confrontarla con altre esperienze, osservarla da più punti di vista: sono questi gli elementi alla base di ogni intervento consapevole. E farlo in un contesto ampliato come quello di FAR permetterà di avere tante occasioni per coinvolgere addetti ai lavori e cittadini». Il Festival – ha aggiunto il presidente – «vuole essere diffuso sul territorio, con le sue attività tra Ostiense e l’Esquilino; inclusivo e aperto a tutti con momenti culturali, tecnici e ludici; condiviso tra realtà locali e internazionali attraverso lo scambio di informazioni e momenti di confronto. L’apertura al confronto e la conoscenza è la base su cui fondare le proposte che devono far dialogare la grandiosità della Roma monumentale con la quotidianità dei suoi abitanti. Il Festival è uno dei contributi dell’Ordine degli Architetti per Roma e il suo territorio».
Ecco il contributo video di Alessandro Panci
Un’apertura di credito all’impegno dell’OAR anche in chiave culturale è arrivata da Miguel Gotor, assessore alla Cultura di Roma Capitale. «Il Festival è un contributo fondamentale di pensiero e di amore per la città che viene dagli architetti di Roma, impegnati a ripensare la nostra città, a farlo a misura di quartiere e a misura di territorio, a misura di cittadino. Qualunque costruzione che venga rifatta o restaurata, infatti, deve essere ripensata in un contesto urbanistico che favorisca l’inclusione e la partecipazione dei cittadini». L’assessorato alla Cultura, facendo leva sui fondi del Pnrr, ha illustrato Gotor, «è impegnato, tra l’altro, in una grande opera di rigenerazione urbana incontrata sul sistema delle biblioteche di Roma, oltre 40 strutture di cui una ventina saranno rimodernate e restaurate, mentre dieci saranno riedificate ex novo con un investimento di 50 milioni di euro». Ma la leva della cultura per ripensare il contesto urbanistico deve essere accompagnata, nel concreto, da una nuova idea di città: «Non basta fare una biblioteca – ha affermato Gotor – : occorre anche fare piazze, luoghi di incontro che possano essere vissuti in sicurezza, garantendo condizioni di vivibilità e di sociabilità». Infine, il riferimento alla Casa dell’Architettura, e all’importanza di continuare a consolidare, in prospettiva, il suo «ruolo di propulsore non solo di cultura architettonica ma anche di stimolo alla partecipazione e all’aggregazione della cittadinanza».
La video pillola di Miguel Gotor, assessore alla Cultura di Roma Capitale
Tra gli altri contributi della giornata, l’invito di Marco Maria Sambo, segretario OAR, a «cambiare la narrazione di Roma tutti insieme passando dal ‘Contro Roma’, titolo di un celebre libro del 1975, al ‘Con’ e ‘Per’ Roma. Creaimo sinergie e chiediamoci ogni giorno: come possiamo rilanciare questa città, capitale europea e del Mediterraneo? Solo così Roma tornerà grande».
Ma anche la riflessione di Luca Ribichini che, riprendendo le parole di Le Corbusier, ha ricordato come «l’architettura abbia il compito importante di emozionare. Coesione, bellezza, rigenerazione sono concetti collegati tra loro. E gli architetti – sopratutto in una fase come quella attuale in cui vediamo ogni giorno immagini di guerra e devastazione – possono dare un contributo fondamentale a migliorare la qualità delle città, a renderle più belle e ad aiutare le persone a fare comunità e a provare senso di appartenenza». (FN)