di Redazione OAR
Attivare e portare avanti il dialogo con i diversi Municipi di Roma: per individuare tematiche comuni, promuovere iniziative sul territorio, valorizzare i punti di forza, delineare strategie per superare le criticità. Fotografare il cambiamento delle città «tra nuova identità e riscoperta delle tradizioni» e una visione dell’architettura meno «mainstream» e più capace di rispondere alle esigenze delle comunità. Fare il punto, infine, sullo stato dell’arte per la rigenerazione urbana, a partire dagli aspetti procedurali, con focus specifici sul territorio capitolino e laziale.
È stata la dimensione locale, come chiave di lettura per la trasformazione dei contesti urbani, la protagonista – ieri, 17 giugno – della giornata di FAR, il Festival dell’Architettura di Roma, spaziando dalla riflessione sul territorio capitolino, con l’individuazione concreta di specifici ambiti di intervento, al confronto con altre realtà, come quella milanese, fino ad esperienze internazionali – come quella raccontata dagli interventi su «piccola scala» dell’architetto indonesiano Eko Prawoto – in cui emerge la relazione tra progettazione, comunità locali e natura.
Idee, proposte e casi concreti sono stati al centro del confronto con i presidenti dei Municipi di Roma Capitale presenti all’incontro alla Casa dell’Architettura nell’ambito di FAR, e che si aggiungo a quelli che hanno partecipato negli scorsi giorni. A partire da Amedeo Ciaccheri, presidente del Municipio VIII – territorio particolarmente coinvolto, con il quadrante Ostiense, nella programmazione del Festival – che ha rimarcato la grande opportunità di utilizzare fondi e investimenti pubblici in arrivo, dal fronte Pnrr e non solo, «per lavorare sullo spazio pubblico in chiave multifunzionale, ponendo cultura e aggregazione sociale come motori per il nuovo modello di vita comune dentro la città».
I presidenti dei Municipi hanno individuato campi di intervento concreti – in alcuni casi indicando specifiche aree su cui attivarsi – aprendo al dialogo e alla collaborazione con il mondo dei professionisti e, nello specifico, con l’Ordine degli Architetti di Roma e provincia. A seguire alcuni degli spunti emersi. Sabrina Giuseppetti (Municipio XIII) ha annunciato l’intenzione di «rendere i nostri mercati luogo di aggregazione sociale: un obiettivo da portare avanti, anche con l’OAR, è lo spostamento del mercato da via Urbano II, su sede impropria, verso l’ex carcere militare del Forte Boccea»; Francesco Laddaga (Municipio VII) segnala «situazioni bloccate da tanti anni, come ad Arco di Travertino, scatola vuota rimasta inutilizzata da ridare alla cittadinanza: questioni da affrontare con il contributo di tutti, dalle università agli ordini professionali»; per Titti Di Salvo (Municipio IX) l’obiettivo è lavorare per «offrire spazi di socialità per territorio, centri civici culturali per giovani in un territorio di pregio naturalistico che ha bisogno di essere riprogettato»; Paolo Emilio Marchionne (Municipio III) sottolinea l’utilità del Festival come occasione di confronto sul percorso che dovrà portare a ripensare la città pubblica: «nel nostro caso – ha detto – ci concentriamo, tra l’altro, su un pezzo di città pianificata, come la periferia storica del Tufello, dove innestare servizi pubblici, ripensando angoli del quartiere con spazi pubblici più inclusivi»; Elio Tomassetti (Municipio XII) ricorda come «con l’Ordine stiamo lavorando sulla riprogettazione di spazi urbani del nostro territorio da rendere vivibili e accoglienti: in particolare per quanto riguarda l’area di Porta Portese, quadrante legato anche all’università Roma Tre, che può essere laboratorio di sviluppo»; anche Daniele Torquati (Municipio XV), infine, parte dal recente protocollo d’intesa siglato con l’OAR per affrontare questioni di grande interesse per il territorio: come la zona della stazione di Vigna Clara (riaperta pochi giorni fa) ma anche di Saxa Rubra».
Qui il video che raccoglie alcuni spunti dei presidenti dei Municipi di Roma
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La presentazione «Le città visibili» di Pierfrancesco Maran, assessore alla Casa e al Piano Quartieri di Milano è stata l’occasione per riflettere sui cambiamenti delle città e delle persone che le abitano: dalla casa allo spazio pubblico, dal modello di sostenibilità ambientale al modo di lavorare. Un dibatti dal quale ha partecipato, come ospite d’eccezione, l’architetto Massimiliano Fuksas, alla presenza di Alessandro Panci, presidente OAR, Luca Ribichini, presidente Commissione Cultura Casa Architettura, e Alice Buzzone, direttrice FAR e consigliera OAR.
Le città, di fatto, sono già in larga parte costruite: il nostro contributo è cercare di cambiarne alcuni elementi puntuali, che vanno ripensati – ha osservato Pierfrancesco Maran, assessore alla Casa e al Piano Quartieri di Milano -. Penso alle aree industriali, che hanno esaurito le loro funzioni. Bisogna riorganizzare le città affinché siano più vivibili per le persone. Riorganizzare gli spazi, allargarli e ricostruirli – mettendo il cittadino al centro – è un modo per acquisire qualità della vita, contribuire alla svolta ambientale, cercare di ridurre le distanze tra le persone in ambito urbano».
Qui la video pillola dell’assessore Maran
Per Massimiliano Fuksas, architettura e progettazione possono diventare un volano di inclusione solo attraverso l’integrazione di tre fattori determinanti: «la politica, che ha un ruolo improntate in cui credo; la cittadinanza, che deve farsi parte attiva e cooperante in questo processo; gli operatori, tra cui gli architetti, attivi sul territorio urbano. La città, oggi, è frammentata perché ognuno è andato per la propria strada, senza un disegno generale e complessivo». L’architetto ha poi toccato punti specifici per cambiare marcia, dai poteri di gestione in capo alle «circoscrizioni» alla necessitò di un piano per il social housing.
Qui il contributo video di Massimiliano Fuksas
Spazio all’architettura internazionale, con una visione diversa della dimensione locale, nella lecture di Eko Prawoto, architetto indonesiano, che – con il suo studio Eko Prawoto Architecture Officina – lavora principalmente su progetti su piccola scala come case private, gallerie d’arte o strutture comunitarie. Obiettivo: migliorare la dimensione locale attraverso una strategia progettuale in grado di integrare l’architettura con il contesto ambientale e in chiave socio-culturale.
«L’architettura – ha detto – è un mezzo per mantenere lo spirito di unione della comunità e di vivere in armonia con la natura. C’è quella fatta dagli studi globali, che lavorano sul grande scala. Il nostro modo di progettare, invece, non è mainstream e si basa sull’attenzione agli elementi locali presenti nei territori, spesso preziosi per la sopravvivenza nostra e del nostro Pianeta, e ai bisogni delle comunità residenti. L’architettura ha davanti a sé una grande sfida: affrontare i nuovi scenari imposti innanzitutto dal cambiamento climatico, riducendo al minimo l’utilizzo dei materiali e gli sprechi, con una sempre maggiore sensibilità sul fronte della sostenibilità e dell’approccio alla natura».
Qui la video pillola di Eko Prawoto
Nel pomeriggio si è svolta la seconda sessione del ciclo di convegni – con il coordinamento scientifico di Roberta Bocca, consigliera OAR, delegata Formazione e coordinatrice CTF – «Il ‘FARe’ degli architetti nella rigenerazione dello spazio fisico», dedicata al tema della «Rigenerazione urbana». Limitare il consumo di territorio, anche a tutela della sostenibilità ambientale, è ormai una necessità imprescindibile, ma non solo. «Rigenerare consente alla collettività di riappropriarsi e di rivivere gli spazi rigenerati, migliorando la qualità della vita, con benefici nella sfera sociale, economica e ambientale. Sembrerebbe la quadratura del cerchio, ma a che punto siamo?». L’evento formativo si è proposto di rispondere a questa domanda, offrendo molteplici spunti di riflessione e i punti di vista diversi: da una sintesi sulle azioni/proposte dell’OAR, al fine di contribuire all’efficientamento dei meccanismi procedurali-amministrativi, all’introduzione dei temi della rigenerazione urbana ai diversi livelli d’intervento – da quello urbanistico a quello edilizio -, fino l’esame degli aspetti procedurali connessi alla legge regionale sulla rigenerazione e al confronto sulla relazione fra rigenerazione urbana e qualità dello spazio pubblico.
Per Flavio Trinca, del Ctf OAR e responsabile formazione per il percorso «paesaggio», «lo spazio urbano vissuto dai cittadini ha la necessità di essere rigenerato e riportato ad una situazione degna sotto vari punti di vista: sia in termini strettamente gestionali che sul fronte della rispondenza alle istanze imposte dall’emergenza ambientale. Per farlo possiamo fare riferimento anche ad esperienze portate avanti negli anni passati, anche a Roma».
Alessandra Montenero, del Ctf OAR e una lunga carriera ai vertici della macchina amministrativa, si chiede: «Perché la rigenerazione in Italia non è ancora partita? Perché il complesso normativo che abbiamo non è sempre adeguato rispetto alle realtà territoriali interessate a questo tipo di interventi. La Pa spesso non è formata per dare risposta agli operatori in tempi brevi. Bisogna attivare nuovi percorsi puntando sulle sinergie naturali tra mondo imprenditoriale, pubbliche amministrazioni, liberi professionisti e dipendenti pubblici. Progettando interventi fattibili con le normative attuali».
Qui il contributo di Trinca e Montenero, Ctf OAR
Le rigenerazione urbana «è un tema di grande rilievo ma stenta a decollare – conclude Saverio Santangelo, docente della Sapienza e direttore del Master «Urbam» -, ma non bisogna essere troppo pessimisti. Sono trascorsi cinque anni dalla legge regionale 7/2017, di cui più di due persi per il Covid19. Siamo, dunque, ancora in una fase di rodaggio. Centrale sarà l’applicazione della legge a livello territoriale: se i comuni saranno in grado di selezionare le opportunità offerte dalla normativa con un approccio adeguato alla loro dimensione e capacità gestionale potranno arrivare improntanti risultati».
(FN)