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Architettura
26 Marzo 2021

Expo 2020 Dubai. «Dietro le quinte» dei Padiglioni di Italia, Svizzera e Finlandia: l’incontro tra i progettisti

di Redazione OAR

Ambiente, economia circolare, innovazione, sviluppo sostenibile. Ma anche, nel concreto – e in un quadro profondamente trasformato dall’emergenza epidemiologica da Covid19 in atto – riprogettazione degli spazi urbani in base a rinnovate esigenze, di una nuova mobilità, di soluzioni per il risparmio energetico e per la sicurezza, anche in chiave sanitaria. Sono i temi che saranno al centro di Expo 2020 Dubai – l’esposizione universale che si terrà per la prima volta in un Paese arabo e che, in programma dal 1° ottobre 2021 al 31 marzo 2022, rappresenterà il più grande evento globale post pandemia – e che troveranno specifiche declinazioni nei Padiglioni allestiti dai diversi Paesi che parteciperanno all’evento.

Una interessante anteprima è stata offerta ieri, 25 marzo, in un webinar – a cura dell’architetto Arianna Callocchia e inserito nell’ambito del percorso Architettura della Commissione Cultura della Casa dell’Architettura dell’Ordine degli Architetti di Roma – nel corso del quale si sono confrontati i progettisti di tre Padiglioni presenti ad Expo Dubai: Carlo Ratti (Carlo Ratti Associati, Torino – New York) del Padiglione Italia, Teemu Kurkela (Jkmm Architects, Helsinki) del Padiglione Finlandia, Christoph Kellenberger (Oos, Zurigo) del Padiglione Svizzera.

A introdurre i lavori è stato Luca Ribichini, presidente Commissione Cultura Casa Architettura OAR, che ha ricordato alcune delle parole chiave dell’Expo Dubai 2020: opportunità, mobilità e sostenibilità. «Alla manifestazione – ha detto – parteciperanno otre 200 Stati che per sei mesi trasformeranno la città nella prima vetrina mondiale dove trovare il meglio delle idee, dei progetti, e dei modelli innovativi. Ovviamente i padiglioni espositivi non sono altro che la punta di diamante delle ultime ricerche, soprattutto nel campo architettonico, pertanto risulta fondamentale averne conoscenza per comprendere le nuove tendenze che si stanno palesando».

Spostando l’attenzione sul Padiglione italiano a Expo 2020 Dubai, Paolo Glisenti, Commissario per la Partecipazione italiana, ne ha illustrato l’idea di base, quella di puntare a costituire  «un modello di riferimento per larchitettura narrativa, evocando la nostra – eterna, mai conclusa – navigazione verso le terre nuove della conoscenza e della bellezza. E sarà il pilota di un habitat di riferimento per i progetti di rigenerazione urbana nel post-pandemia. Offrirà un’esperienza unica di percorso immersivo tra memoria e futuro, tra tradizione storica e innovazione».

«Le esposizioni universali sono uno sguardo sul contemporaneo. Occasioni per la costruzione di nuove visioni. Ma i paesaggi più incisivi sono anche quelli immateriali», ha detto Marco Pietrosante, di Adi – Associazione Italiana di Disegno Industriale, illustrando il design di diversi prodotti e progetti, intorno ai temi chiave dell’Expo, all’interno delle selezioni Adi Index.

La parola è poi passata ai progettisti, che hanno rivelato la genesi progettuale, le idee di base e le soluzioni proposte per i Padiglioni Italia, Svizzera e Finlandia per l’Expo di Dubai: un «dietro le quinte» che ha rivelato dettagli e curiosità sulle strutture in costruzione, offrendo spunti di riflessione sulle tematiche di maggiore attualità che saranno al centro dell’Esposizione Universale.

Ratti: Progettare una nuova normalità, tra spazi pubblici e circolarità

Per Carlo Ratti, di Carlo Ratti Associati Torino – New York, in uno dei uno dei maggiori eventi mondiali dopo la pandemia, come sarà l’Expo Dubai, «sarà molto importante vedere come come architetti, designer, pianificatori, ingegneri possano aiutare a progettare la nuova normalità». Il Padiglione nazionale Italia, in particolare – osserva l’architetto, raccontando alcuni aspetti del progetto – «non è chiuso all’ambiente, non è soffittato, è aperto all’aria, è poroso. Questo è ottimale per due ragioni: prima di tutto significa che dobbiamo usare molta meno energia, non avendo bisogno aria condizionata. Inoltre sarà molto più sano in termini di protezione dal virus, poiché ci sarà un costante ricambio d’aria.  È un esempio di come possiamo aiutare a progettare insieme la nuova normalità a Dubai.

Lo stesso Ratti si è soffermato poi sull’importanza dello spazio pubblico. «Penso che sia particolarmente importante oggi, visto che trascorriamo sempre più tempo nello spazio virtuale. Lo spazio pubblico è uno spazio di serendipità. Ed è per questo che lo spazio pubblico è il cuore del Padiglione italiano a Dubai, fuori dal padiglione, mentre ci si sposta nel padiglione, in alcune delle sue piazze principali. È qualcosa che speriamo possa aiutare a essere un antidoto a questa vita che abbiamo sperimentato dall’inizio della pandemia con troppo ‘digitale’».

Infine, un accenno al concetto di circolarità, che si ritrova nelle scelte adottate per la realizzazione dell’opera, in particolare per quanto riguarda i materiali utilizzati. «Credo che la circolarità dovrebbe essere al centro di ogni progetto che costruiamo oggi – ha affermato Ratti -. La circolarità è ciò che fa la natura e ciò che dovremmo includere in tutti i progetti che realizziamo. Il Padiglione italiano all’Expo Dubai non fa eccezione: tutti i materiali sono riciclati, possono essere riciclabili e compostabili. Tutto è stato studiato sulla base di un approccio circolare». Al concetto di circolarità è improntata la stessa immagine di partenza del progetto, «con tre barche che arrivano e diventano il tetto del padiglione».

Kurkela: Il segreto per l’innovazione? La semplicità

A illustrare le caratteristiche del Padiglione finlandese è stato, invece, Teemu Kurkela, Jkmm Architects, studio con base ad Helsinki, partendo dalla riflessione che «l’architettura e l’ingegneria possono aiutare a salvare il mondo». In questo senso, ha spiegato, «il Padiglione Finlandia è una specie di messaggero che racconta delle storie. Non è solo edificio ma anche contenuto, con all’interno mostre e persone. Attraverso il Padiglione possiamo raccontare il perché recentemente la Finlandia è stata definita il paese più felice del mondo. Il cuore del Padiglione è uno spazio ampio e alto: ci auguriamo che possa diventare il posto migliore a Dubai per incontrare le persone dal vivo».

Sul fronte dell’innovazione – ha proseguito Kurkela – il progetto «è un buon esempio di costruzione semplice. I finlandesi pensano che le migliori innovazioni siano semplici ma intelligenti. All’interno del Padiglione Finlandia proviamo a mostrare una visione olistica della sostenibilità, dallo stile di vita all’urbanistica, dalla tecnologia alla cultura, al benessere». Un esempio pratico di efficienza energetica? «Il bianco ‘mantello di neve’, che caratterizza il padiglione, riflette il calore e aiuta a mantenere fresco l’edificio».

Anche in questo caso, un’attenzione particolare è stata data alla scelta dei materiali. «La Finlandia è stato il primo Paese al mondo a preparare una road map nazionale per un’economia circolare nel 2016 – ha sottolineato l’architetto -. Il Padiglione Finlandia è stato costruito con materiali locali. Quasi tutti i materiali del verranno riciclati e riutilizzati dopo Expo. Solo la pietra è stata portata dalla Finlandia, ma come materiale naturale può essere restituita alla natura a Dubai. Il messaggio del padiglione è costruire la luce: la struttura dell’edificio è il più leggera possibile, realizzata con elementi prefabbricati in acciaio».

Kellenberger: Verso un’architettura «intelligente»

È stato Christoph Kellenberger, dello studio Oos di Zurigo, a delineare – infine – i concetti chiave che hanno ispirato il Padiglione della Svizzera. «L’architettura e lo spazio urbano sono lo spazio vitale delle persone. Possiamo e dobbiamo progettarlo in modo sano, sicuro e fatto a beneficio degli esseri umani. Ma anche vivibile bello e stimolante. I visitatori del Padiglione Svizzera potranno vivere un’esperienza unica, tipicamente ‘svizzera’: un’escursione attraverso una nebbia naturale fino alla cima della montagna con vista su un mare di nebbia».  

Ma in che modo l’architettura può reinterpretare gli spazi? «Gli spazi pubblici e privati – ha osservato l’architetto – sono i luoghi in cui si svolge la vita reale. Possiamo progettare queste architetture in modo tale che siano sostenibili, nella costruzione e nel funzionamento, adattive al clima e con un impatto culturale. Chiamiamo questa: architettura intelligente».

Per quanto riguarda i passaggi che hanno portato alla definizione del progetto del Padiglione Svizzera, «il design originario – ha raccontato Kellenberger – prevedeva una struttura leggera, simile a una tenda, in legno e tessuti. Sfortunatamente, i regolamenti edilizi non lo consentivano. In qualità di architetti, dobbiamo assolutamente adoperarci per garantire che i metodi di costruzione circolari siano possibili anche nel diritto edilizio. In ogni caso, i materiali utilizzati nel Padiglione svizzero verranno riciclati. Ove possibile, sono stati utilizzati materiale provenienti da processi di upcycling, mentre il peso dell’edificio è stato ridotto al minimo assoluto».

(FN)

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