di Redazione OAR
Nuovi modi di concepire gli spazi – abitativi, lavorativi, pubblici – e polifunzionalità per gli oggetti di uso quotidiano. Un ruolo crescente per le tecnologie digitali, a partire dalla stampa 3d, nel rendere sempre più labile il confine tra artigianato e produzione industriale. La prospettiva di una riorganizzazione generalizzata del lavoro, anche nella pubblica amministrazione, rimodulando tempi e luoghi in base alla (ri)scoperta dello smart working. Flessibilità e risparmio – di risorse, tempo, spazio – come concetti guida per il design e la progettazione del prossimo futuro.
Ecco alcuni degli spunti di riflessione sul tema «Design e tendenze post Covid19: tra passato, presente, futuro», titolo del quarto webinar del ciclo Parliamone insieme, lanciato dall’OAR per riflettere su professione e città, nello scenario dell’emergenza Covid19 e di una possibile ripartenza post lockdown. Il seminario è stato trasmesso in streaming il 29 maggio sulla piattaforma GoToWebinar ed ha contato sulla partecipazione di Luciano Galimberti, architetto e presidente dell’Associazione per il disegno industriale (Adi); Simona Finessi, editore di Platform Architecture and Design ed esperta di marketing e pubbliche relazioni; Matteo Memmi, creative designer, co-fondatore e Ceo di Scaleno.
Ad animare il dibattito è stata innanzitutto la considerazione che per il mondo del design, così come per la progettazione architettonica, ci saranno un «prima» e un »dopo» Covid19: architetti e designer, quindi, dovranno confrontarsi – offrendo soluzioni adeguate – con i cambiamenti generati dall’emergenza epidemiologica in termini di consapevolezza, percezione, nuove esigenze rispetto a spazi e oggetti della quotidianità.
In questa ottica, secondo Luciano Galimberti, il Covid19 può essere considerato come una sorta di acceleratore, «che sta dando voce a cambiamenti profondi, già da tempo entrati nel nostro modo di pensare, ma la cui concreta attuazione è stata accelerata dalla situazione emergenziale. Non possiamo abdicare al ruolo di progettisti del futuro: occorre una riflessione profonda e multidisciplinare sui cambiamenti che resteranno strutturali». Tra questi ci saranno «i temi della protezione e della sicurezza legati all’uso di luoghi e spazi pubblici: stadi, teatri, cinema, ma anche aeroporti e stazioni». Diventerà sempre più centrale, inoltre, »il ruolo delle tecnologie digitali, come la stampa 3d, che permette all’artigianato di divenire parte integrante del meccanismo di produzione industrializzata. Favorendo il passaggio dal cantiere umido a quello secco, incentrato su prefabbricazione e assemblaggio di più strati funzionali, in cui collaborano architetti e designer».
E, ancora, bisognerà prendere atto del fatto che, «con il massiccio ricorso allo smart working, è stato scardinato il vecchio paradigma del ‘tempo lavorato’ in cambio di una visione del lavoro ‘per obiettivi’, senza contare la rimodulazione degli spazi lavorativi introdotto da questo processo». Il vero obiettivo, conclude Galimberti, «dovrà essere quello di garantire, attraverso nuove soluzioni produttive, il miglioramento continuo delle condizioni di vita delle persone, in un’ottica di sviluppo sostenibile e responsabile».
I due concetti chiave messi in luce nelle fasi più acute dell’emergenza e su cui fare perno per il post Covid19 sono, secondo Simona Finessi, quelli di «flessibilità e risparmio, da applicare in tutti i campi, soprattutto in termini di spazio, tempo, risorse. La qualità sarà elemento prioritario per ogni decisione. Se ho poco tempo sceglierò di spenderlo in qualità – degli spazi urbani, degli ambienti lavorativi, dei modelli abitativi – e di investirlo con le persone giuste». Uno scenario che cambierà anche i punti di vista di chi progetta: «Oggi la preoccupazione del sistema design non dovrebbe essere di dare risposte in fretta, ma di porre le giuste domande».
Secondo Finessi l’emergenza Coronavirus deve essere letta anche come una grande opportunità. «La situazione di isolamento in cui ci siamo trovati, pur avendo pesanti costi economici, psicologici e sociali – afferma Finessi – ha permesso di testare un grande esperimento sociale, che potrebbe determinare uno scatto importante per il nostro modello di sviluppo, in cui la tecnologia giocherà un ruolo fondamentale. Nella cultura occidentale, l’incertezza è vissuta come elemento negativo: è, invece, un valore fondamentale perché attiva il pensiero laterale, obbliga a trovare soluzioni ai problemi, creando motivazioni che mancherebbero in condizioni di normalità».
A definire una nuova frontiera della produzione in ottica sempre più polifunzionale è stato Matteo Memmi, che osserva: «Si sono messe in moto nuove dinamiche, nuovi modi di intendere spazio, arredi, prodotti. Facciamo qualche esempio. Si pensi a parti delle abitazioni a lungo dimenticate, come gli ingressi, che – in questa fase – sono diventati zone di filtro fondamentali per proteggerci dalla minaccia esterna e accoglierci nella protezione di casa. Oppure a tutta la serie di prodotti, anche ad elevato contenuto tecnologico, per la sanificazione di tutto quello che portiamo da fuori. E, ancora, al boom dei prodotti per l’home fitness che hanno segnato incrementi record delle vendite, richiamando l’attenzione del mondo imprenditoriale, e che testimoniano un cambiamento delle abitudini delle persone rispetto all’allenamento domestico».
In generale, ha sottolineato, «chiederemo sempre di più agli oggetti di uso quotidiano, cercheremo in loro superfunzioni che ci permettano di vivere meglio». Per tradurre in pratica, nel prossimo futuro, le informazioni e i messaggi ricevuti durante questo periodo – conclude Memmi – «occorrerà un approccio organico e di sistema».
Sul fronte degli input dall’esterno, da iscritti all’OAR e professionisti che hanno risposto alla call dell’Ordine per Parliamone insieme (LINK), nel corso del webinar è intervenuta Carla Savioli, funzionario tecnico presso reparto Progettazione – Ufficio Immobili, servizi tecnici e gestione archivi di Agenzia delle Entrate, che ha offerto una riflessione sul possibile impatto dei cambiamenti in corso sul piano organizzativo anche per le pubbliche amministrazioni.
«Guardandomi intorno – spiega – mi sono resa conto che l’attuale emergenza epidemiologica ci ha permesso di fare dei passi in avanti laddove le crisi economiche e ambientali non erano riuscite. Si è parlato spesso di spending review, rivedendo i metri quadri per dipendente, gli immobili utilizzati, così come i metodi per ridurre gli sprechi energetici negli edifici pubblici. Oggi ci siamo resi conto, nei fatti, che almeno il 30-40% del lavoro può essere svolto a distanza, recuperando il benessere delle persone e, nel contempo, tagliando costi e consumi. La strada sarà forse ancora lunga, ma è arrivato il momento giusto per provarci».
(FN)