Restart Roma. Come favorire la ripartenza degli ambienti urbani? Strumenti e strategie per una città resiliente. Questo il tema della giornata di apertura di Spam 2021, festival promosso dall’Ordine degli Architetti di Roma, fino al 29 luglio alla Casa dell’Architettura.
Alla presenza del Sindaco di Roma Virginia Raggi, molti i contributi tesi al raggiungimento di quella qualità dell’architettura che influenzi in modo positivo il futuro dei contesti urbani e la vita delle persone.
“Dobbiamo impegnarci a rigenerare, attraverso percorsi partecipati, per dare nuova vita a tessuti urbani che da tempo costituivano un vuoto. E’ uno sforzo concettuale e non banale in una città che ha bisogno di motori nuovi per la ripartenza. Abbiamo imparato dalla pandemia ad adattarci a situazioni diverse e così dobbiamo ridisegnare la città pensandola costituita da luoghi viventi” commenta così Restart Roma il Sindaco Raggi.
Senza tralasciare chi della visione dell’ambiente urbano fa la propria ragione di vita, come gli architetti, che vanno riposizionati al centro del processo di coprogettazione e che, invece, sono stati troppo spesso dimenticati negli ultimi anni, come osserva Virginia Raggi.
“La pandemia ha segnato un punto di discontinuità con un mondo per come lo conoscevamo prima. La capacità di ricostruire e rigenerare dipende da noi e credo ci siano le condizioni per farlo. Siamo colpevoli di aver abbandonato un’idea di insieme, un modo di intendere e costruire le città assieme alle comunità che le abitano. Non possiamo considerare i centri urbani solo come un insieme di strade e palazzi, ma leggiamo il territorio come un ambiente infrastrutturale ed ecosistema in cui vivono persone”, continua il Sindaco Raggi.
E Roma nel prossimo futuro? Ripartire da …
“Abbiamo lavorato sulle periferie spesso ridotte a dormitorio in cui le persone non si aggregano e non creano qualcosa. Rigeneriamo le nostre città partendo dall’esistente: questa è la sfida ereditata dall’esperienza pandemica e che dobbiamo cogliere attraverso una partnership pubblico-privato, dove per privato si intendono i tanti professionisti che lavorano per la rigenerazione urbana. Fino ad oggi tanto abbiamo fatto per dare nuova vita ai luoghi abbandonati della nostra città. Riprendiamo la capacità di rigenerare a partire dall’esistente”, conclude la Raggi, dopo aver ricordato le riqualificazioni della Stazione Tuscolana, San Lorenzo, San Basilio, Tor Bella Monaca, Cardinal Capranica, Porto Fluviale, Enel, piazza dei Cinquecento, Rettorato di Roma Tre e Borghetto Flaminio.
Stretta la collaborazione tra l’OAR e Roma Capitale proprio per tenere la città al passo con i tempi, che, se possibile, corrono ancora più veloce dopo la pandemia.
“Fondamentale per ingenerare il fenomeno Restart Roma è la riforma della pubblica amministrazione, che dopo spending review e quota 100 soffre di mancanza di personale. L’OAR si è offerto in tema di sussidiarietà per assistere l’amministrazione capitolina, ad esempio con la Commissione consultiva Ciclope, nell’intento di valorizzare quel futuro a cui pensiamo per ripartire – commenta Christian Rocchi Presidente degli Architetti di Roma – Spam ci consente sempre di delineare prospettive e valutare obiettivi, per poi ripartire l’anno seguente. La città è un organismo e, dopo due crisi economiche ed una pandemia, abbiamo bisogno di estrema sintesi tra le varie essenze della città per resettare il vecchio ed editare il nuovo”.
Sulla stessa linea Francesco Miceli, Presidente del CNAPPC: “Spam è un contenitore per un momento di sintesi e di analisi delle scelte che consentono di ripartire con degli obiettivi chiari. Tuttavia, i tempi sono troppo veloci per potersi fermare a riflettere. Al centro di temi come transizione ecologica e rigenerazione urbana, c’è la qualità del progetto che presuppone un controllo fino alla realizzazione. Chi, se non il progettista, può verificare la corretta realizzazione dell’opera? I meccanismi che spacchettano il lavoro in segmenti spesso non sono compatibili con la qualità”.
Al fianco della pubblica amministrazione si schiera anche il CNAPPC: “Gli ordini stanno prendendo coscienza della propria valenza e delle potenzialità. Possiamo aiutare l’amministrazione pubblica in un principio di sussidiarietà. Purchè la selezione dei dipendenti sia di livello: abbiamo bisogno di forze fresche e giovani con competenze innovative e digitali tali da trovare assieme nuove formule per la gestione della città”.
Esempi della ridefinizione dell’esistente sono le caserme la cui riconversione è finalizzata al reinserimento nel tessuto urbano. “Il patrimonio immobiliare del Demanio è passato da 6.800 a 4.600 in pochi anni. Spam consente di riflettere e confrontarci su ipotesi e strategie per aprire gli spazi alla città reinserendo il patrimonio dismesso nella vita urbana – dichiara il Generale Giancarlo Gambardella – Dobbiamo avere il coraggio di chiudere strutture non più utili. Pensiamo ai fari, che mantengono la loro operatività come torre faro, ma essendo ormai comandate da remoto, possono ospitare location di lusso negli ex alloggi dei guardiani”.
Non dimentichiamo che il vincolo delle aree demaniali ha nel tempo regalato alla città oasi naturalistiche accessibili a tutti, salvando territori dalle speculazioni edilizie.
Interessante l’esperienza milanese di Demetrio Scopelliti di AMAT, a proposito di City On Demand, il tema dell’Opening di Spam: “Fino al lockdown lavoravamo per la città del 2030. Improvvisamente la pandemia ha funzionato da acceleratore e ci ha costretto a progettare l’indomani ed ad anticipare le trasformazioni. Il trasporto pubblico per esempio. Abbiamo dovuto trovare un’alternativa agli spostamenti su rete pubblica, improvvisamente contingentata. Così dal 2020 ad oggi sono state realizzati 65 km di piste ciclabili”.
Damiano Cerrone individua il vero cambiamento per la City On Demand nella metodologia della pianificazione e nei processi di pianificazione, portando l’immaginazione collettiva a servizio della progettazione, consapevole della diversità dalla partecipazione che vuol dire chiedere il gradimento di un progetto a chi, spesso, non ha le competenze.
“I quartieri 15 minuti, in cui tutto si svolge nell’immediata vicinanza, hanno ripercussioni negative sull’ecosistema urbano: annullano gli spostamenti, quando invece si ha più bisogno di attività fisica, si accentuano le divisioni economiche tra zone della città e si impedisce l’esplorazione di nuovi distretti all’interno del nucleo urbano. In Finlandia ogni quartiere ha una sua funzione e la gente si sposta, favorendo lo scambio sociale e culturale” conclude Cerrone.
Molteplici le suggestioni sulla pianificazione urbana e l’idea della città del futuro, ma tutti concordi nella riscoperta del valore dello spazio pubblico da parte dei cittadini, ad ogni latitudine, come emerge dalla lecture di João Maria Trindade dello studio Ventura Trindade di Lisbona. “Due punti a favore dell’ambiente urbano dopo il lockdown: la riscoperta degli spazi vuoti all’interno del tessuto urbano e il riutilizzo di strutture dismesse attraverso interventi minimi”, osserva Trindade.
Fotografie: Daniele Raffaelli