di Redazione OAR
Stimolare il confronto di idee, conoscenze e progetti, con l’obiettivo di individuare le best practice per un nuovo approccio alla sostenibilità e all’innovazione urbana, culturale e ambientale. È l’idea intorno alla quale ha preso forma CHANGE.Architecture.Cities.Life, festival di architettura ideato a promosso da Open City Roma, in collaborazione con Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia e MAXXI – Museo Nazionale delle arti del XXI secolo, insieme a una fitta rete di partner, progettisti, attori economici e culturali.
Il festival – nato dall’assegnazione del bando «Festival dell’Architettura» promosso dal Mibact, Direzione generale Creatività contemporanea – punta ad offrire soluzioni e risposte, in un’ottica transdisciplinare, alla ricerca di un modello di sviluppo contemporaneo incentrato sulla sostenibilità, cercando un punto di equilibrio tra esigenze umane e la capacità del pianeta di sostenerle nel tempo. I temi al centro dell’attenzione spazieranno dalla rigenerazione urbana all’innovazione sociale, da carbon neutrality e risparmio energetico, all’uso di sistemi intelligenti e materiali sperimentali, dalla rinaturalizzazione degli spazi urbani alla mobilità sostenibile.
Riprogrammato a Roma per l’autunno 2020 – a causa dell’emergenza Covid19 -, Change parte subito con interventi, iniziative e aggiornamenti sui canali social: Facebook (FB /changearchitecturecitieslife) e Instagram (IG /change.festival) raccoglieranno esperienze, riflessioni e testimonianze dei protagonisti del cambiamento che il festival intende delineare. Attraverso diversi format saranno coinvolti attori della trasformazione urbana, imprenditori, progettisti, amministratori pubblici, insieme a intellettuali, scienziati, documentaristi e creativi.
Il festival diventerà, sia da subito, una occasione di confronto per offrire nuovi chiavi di lettura per complessità contemporanea e per ripensare alla concezione di luoghi e città.
La sfida fondamentale da affrontare, afferma Davide Paterna, presidente Open City Roma, è quella del cambiamento climatico, «che sarà decisiva per la sopravvivenza delle prossime generazioni. Rispetto a questo scenario, il concetto di qualità nella cultura urbanistica e architettonica assume un significato nuovo, strettamente connesso alle prospettive di riuscita di questa sfida».
A declinare la duplice sfida per gli architetti è Flavio Mangione, presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma e provincia: «La nostra professione – spiega – dovrà essere in grado di innovarsi per far fronte alle esigenze accelerate da questa fase storica, e dare forza al percorso di innovazione già intrapreso, teso a soddisfare le esigenze della contemporaneità tra rigenerazione, ambiente e semplificazione delle procedure». L’OAR è partner di Change «con l’intento di sottolineare il valore aggiunto dell’architetto, nella costruzione delle città del domani, mettendo il progetto al centro del dibattito sul cambiamento».
Il rinvio del festival al prossimo autunno, osserva Pippo Ciorra, senior curator della Fondazione MAXXI, deve essere interpretato come «un’opportunità per ‘portare dentro’ al festival una serie di nuovi temi che solo in parte sono legati allo ‘stato di eccezione’ dovuto alla pandemia. Il Covid19, infatti, ha generato paura e isolamento ma ci ha spinto verso alcune innovazioni nel comportamento, nell’uso della tecnologia, nella necessità di incrociare e sovrapporre i saperi che certamente lasceranno tracce anche dopo la fine dell’emergenza».
(FN)