di Redazione OAR
Dal recupero di un edificio storico per uffici – con l’utilizzo del Bim, il building information modeling, in tutte le fasi del processo – alla realizzazione di una «casa famiglia» in Madagascar per conto di una organizzazione no profit. Ma anche la trasformazione di alcuni locali nel quartiere San Lorenzo in un centro di accoglienza per minori migranti e la realizzazione di una foodcourt a Ponte Milvio.
È ancora una volta molto vario il quadro che emerge dai lavori degli studi di architettura romani che hanno partecipato alla CALL lanciata dall’OAR con l’obiettivo di conoscere – e far conoscere – il lavoro svolto dai professionisti attivi sul territorio e iscritti all’Ordine di Roma e provincia, chiedendo loro di segnalare opere realizzate nel periodo 2018-2019, illustrandole attraverso testi e immagini.
È un modo – in un momento di crisi e di riorganizzazione delle attività di tanti professionisti a causa dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 – di tornare a parlare del lavoro degli architetti e provare a guardare avanti: anche per questo la CALL resta aperta, al momento fino a data da destinarsi, per chiunque voglia partecipare (LINK).
Iniziamo, quindi, una nuova carrellata (qui gli altri articoli pubblicati finora: LINK1, LINK2, LINK3) tra i progetti realizzati e segnalati dagli architetti romani, raccontando con le loro parole, significato e caratteristiche degli interventi.
Nuova sede direzionale Confcooper (Roma)
Progettista: It’s
Il progetto per la nuova sede di Confcooperative ha previsto il recupero di un edificio storico di fine Ottocento, situato nel tessuto consolidato di Roma, dove – nel corso del tempo – alla tipologia originaria si sono sovrapposti numerosi interventi che ne hanno modificato i principi di impianto, la distribuzione e l’articolazione degli spazi. L’edificio si articola su sei piani e sviluppa un superficie complessiva di circa 4.000 mq. Il progetto di It’s si confronta costantemente con due momenti differenti: quello storico, rintracciato attraverso il recupero della struttura tipologica originaria – liberata da tutti gli elementi che ne compromettono l’identità – e quello contemporaneo, introdotto attraverso la costruzione della nuova architettura. La distribuzione verticale è stata ridisegnata, assecondando la posizione della scala originaria, sostituita da un nastro in marmo bianco e acciaio riflettente, che riunisce i vari livelli.
La progettazione è stata occasione di ricerca e sperimentazione per la valorizzazione ed il restauro del patrimonio con un approccio Bim, che ha interessato tutte le fasi, dal processo progettuale, alla produzione degli elementi di cantiere, alla futura gestione dell’edificio. Con il building information modeling sono stati elaborati il progetto, il programma e la gestione del cantiere.
Casa Famiglia a Hell Ville – Nosy Be (Madagascar)
Progettisti: Aut Aut Architettura (Gabriele Capobianco, Edoardo Capuzzo Dolcetta, Jonathan Lazar, Damiano Ranaldi)
L’organizzazione no profit «Giovanna per il Madagascar Onlus» – che assiste, da quasi 20 anni, i bambini di Nosy Be affetti da diabete e deformazioni agli arti – nel 2016 ha deciso, in collaborazione con Rotary Club, di donare una casa ai bambini orfani o abbandonati dell’isola. La Casa Famiglia, situata nella periferia di Hell Ville, ha un’estensione di circa 1.600 mq tra spazi interni ed aree aperte coperte e può ospitate 36 tra bambini e bambine.
Il progetto ha avuto come obiettivo quello di andare a completare il disegno di un sistema a corte aperta insieme ai due edifici scolastici già esistenti sul lotto. L’impianto è composto da una piastra che ospita i due dormitori con i rispettivi servizi, la stanza delle suore, l’infermeria e la cucina. Nei due avancorpi laterali, che definiscono uno spazio esterno coperto in continuità con la corte, sono situati il refettorio e la sala multiuso/studio. Tutti gli spazi interni sono accessibili da questo spazio colonnato che rappresenta il vero e proprio centro vitale dell’edificio per i piccoli ospiti. L’edificio è stato inaugurato nell’agosto 2019 alla presenza delle massime istituzioni dell’isola, dopo un cantiere durato circa 18 mesi.
CivicoZero – Centro di accoglienza diurna per minori migranti (Roma)
Progettisti: Domizia Mandolesi (responsabile scientifico HousingLab -DiAP Sapienza Università di Roma), Leila Bochicchio, Pina Colamarino
Accoglienza, ospitalità, inclusione: parole chiave per ripensare tanto l’architettura quanto il progetto della città: CivicoZero, centro di accoglienza diurna per minori rifugiati situato a Roma nel quartiere San Lorenzo, è un progetto che rappresenta, in questo senso, un caso esemplare perché dimostra che è possibile vincere il degrado di alcune aree urbane unendo spirito di accoglienza, impegno sociale, qualità e bellezza degli spazi. Attraverso le sinergie stabilite tra la ong Save the Children e progettisti, appartenenti a gruppo di ricerca di Architettura della Sapienza, si è puntato sul valore aggiunto dell’interazione tra ricerca nel campo della progettazione architettonica e obiettivi umanitari di assistenza e tutela dei diritti dei minori.
Per rendere gli ambienti ricettivi alle differenti situazioni e dotarli di quella polivalenza richiesta dal programma per l’accoglienza, il progetto di trasformazione individua nella variazione spaziale e nella flessibilità i principali obiettivi, assumendo come idea guida la dialettica tra «contenitore», rappresentato dal manufatto preesistente, e nuovi ambiti funzionali. L’articolazione dei volumi in relazione ai percorsi, il dosaggio della luce naturale in base alla profondità del corpo di fabbrica, l’uso di materiali leggeri e del colore hanno assunto un ruolo fondamentale nella definizione del carattere e dell’atmosfera del centro.
Food Gallery a Ponte Milvio (Roma)
Progettista: RM\Architecture (Roberto Mercoldi)
L’intervento di trasformazione dei locali commerciali ha l’obiettivo di proporre un’offerta più forte e diversificata per far fronte alla crescente domanda di novità dell’esperienza gastronomica che, oggi, costituisce un requisito fondante per le attività di ristorazione. Il progetto si colloca come una foodcourt, cioè una vera e propria galleria di tre ristoranti tra loro collegati, ognuno dei quali con un’anima e un carattere ben distinto. Il progetto si colloca all’interno di un manufatto dei primi del ‘900, nel cuore del quartiere Ponte Milvio in Roma, che, nel corso dei decenni, ha subito numerose trasformazioni e cambi di attività.
Il Primo dei tre è Mahalo, un ristorante di sushi hawaiano. Il secondo locale, Meaters, è un ristorante di carne alla brace. Malandros invece è un ristorante di cucina spagnola che offre piatti tipici della tradizione culinaria spagnola, generalmente inquadrato come un tapas bar particolare per la presenza di un grande murales realizzato sulle pareti.
(FN)