L’assetto antropico dello spazio fisico costituisce la complessa stratificazione d’intervento con diverse intensità e caratteristiche. Interventi di vario tipo e incidenza ma che, principalmente, riguardano l’ambiente fisico, sociale, economico, che hanno specificità strutturalmente autonome ma reciprocamente interattive e condizionanti. Quindi la qualità dell’ambiente fisico attuale rappresenta il prodotto complessivo degli interventi che, stratificandosi nel tempo su quel territorio, lo hanno plasmato. La storia mostra come questo prodotto risulti, in primo luogo, nell’approccio con il quale gli interventi umani si connotano in relazione alle caratteristiche morfologiche dei siti naturali che li ospitano, quindi nella loro distribuzione spaziale e organizzazione funzionale e nelle caratteristiche conferite dalle diverse opere che fisicamente lo strutturano rendendolo concretamente fruito e percepito. Nell’evoluzione delle culture urbane dell’occidentale, l’ambiente fisico costituisce il prodotto di processi sempre più complessi e formalizzati, ormai generalmente governati dalla redazione di piani e progetti, subordinata all’approvazione di soggetti istituzionali a questo preposti.
Nelle varie fasi nelle quali si articolano questi processi, gli architetti hanno avuto l’opportunità di inserirsi nei processi non solo, si badi, nelle fasi di redazione dei progetti, ma rivestendo anche vari ruoli e responsabilità. Opportunità che consideriamo positive perché riguardano una categoria di professionisti in grado di intervenire nell’intero processo, indipendentemente dalla loro concreta collocazione funzionale, con una specifica basilare competenza e sensibilità di tipo progettuale; quindi maggiormente in grado, rispetto ad altre professionalità (per altro indispensabili) di garantire il successo dell’intervento. Cioè di perseguire (auspicabilmente rispettando tempi e risorse preventivate) i livelli prestazionali richiesti, sia quelli di carattere pratico-funzionale, sia quelli di tipo simbolico-percettivo; obiettivi che, se pur con pesi diversi, qualificano qualsiasi decisione di realizzare ogni tipo d’intervento.
Per svolgere questi ruoli con efficacia e autorevolezza, l’architetto deve acquisire metodi che gli consentano di valutare i processi che articolano l’intervento, interiorizzando nella propria professionalità strumenti idonei, soprattutto la capacità di rendere trasmissibili e controvertibili le molteplici decisioni che articolano il complessivo processo d’intervento e, in particolare, quelle che interessino anche indirettamente la redazione del progetto. Strumenti metodologici e operativi resi possibili grazie ai recenti sviluppi delle scienze della valutazione, finalizzati al controllo e all’ottimizzazione del processo decisionale, che articolano la redazione di piani o progetti di qualsiasi tipo e dimensione. Strumenti ormai efficacemente supportati dagli attuali sviluppi che l’informatica mette a disposizione degli architetti.
Enrico Fattinnanzi
Architetto
Referente OAR, percorso formativo sulla Valutazione