Associazione culturale Canova22 – Via Canova 22. Roma, 5 – 28 maggio 2022
Nell’anno delle celebrazioni per il bicentenario di Antonio Canova (1757-1822), l’associazione culturale Canova22 inaugura la nuova stagione artistica con la mostra PRATIVANWEES. Viaggi e riflessi, un evento in cui il dialogo tra le opere di Franz Prati e le sculture di Mara Van Wees, sfocia in un omaggio al genio di Possagno.
La sede della mostra assume già di per sé un aspetto non marginale.
Camminando lungo via Canova per raggiungere la galleria, si è accompagnati dalla stagliante presenza del San Giacomo, ancorato come una nave nel tessuto urbano del Tridente, che con la sua massa severa serra la vista a nord, aprendoci una visuale verso il tramonto filtrato dai platani svettanti dal Lungotevere in Augusta.
Viene dunque quasi spontaneo varcare la soglia di Canova22, il cui accedervi equivale a un’effimera fuga spazio temporale, all’entrare in una dimensione parallela, successiva.
Ci si immerge totalmente in uno scrigno ignoto, distinto dalla vita senza sosta della città contemporanea – che lì a pochi metri scorre –, in cui tutto sembra avere un tempo diverso, che fluisce più lentamente.
Uno spazio dinamico ma silente, dove lo sguardo si perde in una piccola realtà labirintica, che si risolve in un luogo unitario e ben definito: la fornace del Canova, illuminata dall’alto da un oculo centrale; un calidarium in una scala più umana, intimo e segreto.
Sono proprio l’intimità e la matrice autobiografica a segnare i temi della mostra.
La figura centrale di Antonio Canova e il tema dell’acqua divengono comun denominatori; sintesi delle diverse formazioni e delle eterogenee attività dei due artisti.
Un inedito e originale dittico tra disegno e scultura, libertà pittorica e plasmazione della forma: attività espressive per eccellenza che esaltano lo strumento della mano, sull’esempio di Henri Focillon.
Un artificio duplice fatto di unicità reciproche; un duetto di tecniche che permette di compiere una fruizione della mostra secondo un sistema binario.
L’istanza materica, la tangibilità, la valenza quasi magmatica dei lavori della Van Wees – argilla refrattaria e smalti – instaurano un colloquio trasversale con la realtà più eterea, impalpabile, costruita da Prati – tecniche miste su cartone, carta da spolvero, carta da schizzi.
L’allestimento delle opere all’interno della galleria equivale già allo specchio di un viaggio.
Un viaggio sospeso tra due anime, due anime complementari, dove quella mnemonica del vissuto concreto si fonde con il suo doppio più recondito, non del sogno, bensì della visione, del daydream.
Se Prati dispone le sue opere sulle superfici arcuate e sinuose dell’ex fornace, nonché sulle più grezze pareti in mattone romano, la Van Wees dialoga coi suoi spazi interni: le curve e gli spigoli della galleria sembrano plasmare loro stessi le sculture dell’artista olandese, avviando un confronto tra forma e spazio.
La memoria del fuoco, del calore avvolgente della fornace, esalta di riflesso il suo opposto, l’acqua: elemento nodale e di raccordo che tinge con naturale leggerezza gli sfondi tematici delle creazioni dei due artisti.
Nei lavori dell’artista di Amsterdam, l’acqua costituisce dei presupposti; determina vari pretesti che si risolvono in una narrazione unica, composta di episodi plastici accentuati dal chiaroscuro e intensificati da ricchi spunti cromatici. Un racconto non solo visivo ma anche tattile, in cui la pelle dell’opera assume anch’essa uno dei motivi dominanti.
Le sculture firmate da Mara Van Wees, le Zattere, la Dea delle Acque, la Guerriera delle acque oscure, si pongono come un contrappunto ideale alle raffigurazioni in successione disegnate da Franz Prati: simboli e tracce di un’esplorazione verso mondi ignoti ma ricercati e avverabili.
Al principio di questo percorso errante, il San Giacomo, con la sua architettura dominante e icastica, concepito nelle vesti simboliche di un’arca, quasi salvifica, salpa dal porto di Campo Marzio alla volta delle Isole possibili.
Prendendo il largo nel suo vagare sfiora le isole sognate e inseguite di Barenia e Acqualia, approdando finalmente a Lucenzia, isola-città animata da luci e riflessi, che non nasconde reminiscenze della Venezia di William Turner.
Un viaggio non casuale o estraniante, bensì abilmente pianificato, composto da frammenti ordinati e schegge improvvise, facenti capo a una mappa che come un Virgilio inanimato ci conduce silentemente in regni immaginati, modellati da ricordi e fantasie, citazioni e mutazioni.
Per Prati l’acqua, e quindi il mare, rappresentano delle pagine bianche sulle quali scrivere di luoghi innestati in una rotta visionaria; una carta su cui disegnare, con le sue intuizioni coloristiche e le giuste dosi di finezza.
Nei suoi disegni e collage il tema del confronto diviene anche contrasto. Non un conflitto irrisolvibile, ma un’attrazione di opposti, ognuno con la propria ragion d’essere. Dall’inverso dei colori complementari – il giallo e il blu e i relativi toni in maniera preponderante – all’ambiguità nebulosa delle sfumature. Dal segno netto e preciso della grafite, letto per differenza col tratto più morbido del carboncino, agli strati sovrapposti dei pastelli, decisi e profondi, ben differenti dai passi più morbidi e sfocati dei gessi.
Il tutto invera paesaggi cangianti, fatti di cieli fuggevoli e mari inquieti, di campiture incerte e contorni decisi. Pregevoli elementi architettonici antropizzano la natura, innescando un pas de deux tra profili rugosi di città opache e sagome soffuse di «isole veleggianti».
Nelle «metafore naviganti» di Prati, legate alle allusioni acquatili della Van Wees, diluite nell’astrazione dei loro linguaggi, emergono delle occasioni per una critica alla condizione attuale.
Si vuole – in ultima analisi – mettere in scena una ricerca concettuale di realtà futuribili, di alternative alle crisi della contemporaneità, trasmettendo pensieri intensi ed echi di speranza, stimolando riflessioni profonde intorno a quel viaggio progressivo e mutevole che è la vita.
di Antonio Schiavo
Redazione AR Web
Visual Editing : Giuseppe Felici
Redazione AR Web
Fotografie di Maria Luisa Priori