È una città forse non più riconoscibile come tale, quella raccontata attraverso dati e cartografie da Keti Lelo, Salvatore Monni e Federico Tomassi nel libro “LE SETTE ROME. La capitale della disuguaglianza raccontata in 29 mappe”.
Sono infatti sette, per gli autori, le diverse entità urbane, tutte distinguibili e dissimili, seppur non univocamente collocabili, che concorrono alla definizione della vastissima area metropolitana estesa senza soluzione di continuità dalla costa del Tirreno fino alle prime pendici dell’Appenino.
Sette è un numero che a Roma ritorna sempre, legato alla storia della città come una sorta di scaramantico segno; sette sono in questo libro i “mondi diversi per estetica urbana” che delineano, attraverso il loro divario, molteplicità e giustapposizione, il corpo e l’anima della capitale.
Non una sola entità, dunque, ma realtà plurali, ognuna con la propria immagine, il proprio carattere e funzionamento economico e sociale, le proprie criticità e opportunità; ognuna, però, priva di una posizione geografica distinta, o meglio, esclusiva.
Le sette Rome, infatti, si affastellano, si intrecciano, confinano, si alternano e si influenzano a vicenda in un concatenarsi di perimetri che descrivono e racchiudono condizioni diverse, persone diverse, dinamiche diverse: in sintesi, appunto, città diverse.
La prima città è quella storica, forse l’unica tra tutte ad essere talmente tanto Roma da non coincidere più con la complessa ed estesa realtà della capitale contemporanea. È la città delle testimonianze artistiche, architettoniche e archeologiche, la città delle istituzioni e dei turisti, la città che tutti conoscono ma che nessuno in realtà possiede, ormai lontana, com’è, dalla realtà quotidiana di gran parte dei suoi abitanti.
Tra tutte è anche la sola a coincidere con una precisa identità fisica, quella del centro storico; l’unica a convergere in una distinta e a sé stante dimensione spaziale, non disseminata e spezzettata, come sono le altre, in porzioni di territorio anche distanti tra loro.
La seconda città è ricca; è quella composta dall’insieme dei quartieri benestanti, a volte lontani dal centro e tra loro, ma accomunati dall’alto tenore economico dei residenti.
La terza è la città compatta, quella dei quartieri intensivi nati nel secondo Novecento, nel periodo del boom economico e dell’espansione post-bellica.
La quarta città è quella del disagio, dei quartieri di edilizia economica e popolare circondati da borgate e insediamenti ancora in parte abusivi.
La quinta è quella dell’automobile, che si insinua lineare lungo le consolari e gli altri assi a scorrimento veloce; è la città che, oltrepassando il limite di ciò che comunemente è definito urbano, dà vita a un’altra realtà – la sesta– la città-campagna, che dilaga punteggiando o fagocitando quel che ancora resta dell’Agro Romano.
C’è infine un’ultima città, la settima, in cui l’operazione di lettura e analisi a partire da rilevazioni e dati statistici non è praticabile. La scientificità dell’evidenza numerica cede il passo, qui, all’incertezza del non misurabile; gli indicatori che accuratamente e oggettivamente riescono a descrivere le sei città precedenti, nella settima non sono più validi.
La città degli invisibili, quella del susseguirsi di occupazioni e sgomberi, dei campi rom, dei luoghi marginali colonizzati dai migranti, la città delle carceri, dei presidi ordinari e di quelli per il freddo, la città dei senza fissa dimora sfugge alla lettura univoca che si realizza per numeri, poiché è mutevole, nascosta, instabile.
La città degli invisibili si sposta continuamente, è difficile da perimetrare, localizzare, quantificare ma tanto quanto le altre è uno dei sette – o forse più – volti che realizzano la città metropolitana.
Il libro è frutto di un lavoro di ricerca che gli autori, di formazione diversa, da tempo conducono e testimoniano anche attraverso il sito web mapparoma.info, dove mettono a disposizione fonti e risultati delle analisi condotte. Le loro mappe riproducono in un’immagine analitica e con una precisione quasi medica la realtà urbana romana; le loro ispezioni dettagliate mirano a rappresentare un corpo di informazioni utili per comprendere la città, ma anche per essere una base a partire dalla quale agire in una condizione urbana da tempo in crisi. Una crisi evidente sotto numerosi punti di vista, non ultimo quello identitario: Roma non è nessuna delle sette città indagate, ma qualcosa che si avvicina a una complessa sommatoria di condizioni e di mondi estremamente diversi tra loro, multiforme, plurale, diseguale.
Le Sette Rome è stato preceduto da un altro volume degli stessi autori, pubblicato nel 2019 con il titolo “Le mappe della disuguaglianza. Una geografia sociale metropolitana”. In quella occasione, accanto e a confronto con Roma, erano state indagate le aree metropolitane di Milano, Napoli, Torino.
Di queste città erano stati passati al setaccio i quartieri e i comuni dell’hinterland, guardando ai temi di maggiore interesse non solo per gli addetti ai lavori ma anche per i cittadini, dai trasporti alla scuola, dal turismo all’ambiente, dalla sanità alla presenza di stranieri, anche in quel caso con il fine di evidenziare e di interrogarsi sulle disparità socio-economiche che caratterizzano, oggi, gran parte delle grandi realtà urbane in Italia e non solo.
Leila Bochicchio, Redazione AR Web
Keti Lelo, Salvatore Monni, Federico Tomassi – Le sette Rome. La capitale delle disuguaglianze raccontata in 29 mappe, Donzelli Editore, 2021