AR Magazine 129-130
Dal disegno al metaverso. Architetture immaginate, scritture, linguaggi artificiali
Con AR MAGAZINE 129 / 130 vogliamo indagare il processo che porta
dal disegno al metaverso, dal sogno disegnato al virtuale, dall’immaginario utopico alla distopia del contemporaneo.
Le nuove forme di rappresentazione e la rivoluzione dell’intelligenza artificiale permettono di delineare un percorso che porta sempre più a confondere il reale con l’irreale, ciò che esiste, o è prefigurato per esistere, e ciò che invece diventa solamente un’immagine di fantasia, come in una fiaba, e non è concepito per la realtà ma per un meta-mondo.
Resta poi da vedere se questo immaginario fantastico o fantascientifico realizzato con la fantasia o con l’intelligenza artificiale si trasformerà prima o poi nella materia del reale, plasmando edifici e nuove città come è avvenuto con la letteratura, i fumetti, i film di fantascienza che hanno anticipato il futuro creando immaginari che all’inizio sembravano irreali e irrealizzabili.
Dai disegni d’archivio di fine ’800 agli immaginari utopici novecenteschi dell’architettura disegnata, gli architetti ricercano da sempre il futuro e nuove modalità per pensarlo, nuovi scenari dove vivere, nuovi mondi da creare con gli strumenti a disposizione, con una matita, una china, con il mouse e lo schermo di un computer o con le parole chiave da inserire nel meccanismo algoritmico dell’AI. In una parola: sperimentazione.
L’uomo sperimenta, sempre, per creare il nuovo. Bisognerà poi attendere qualche anno (o forse meno) per valutare gli effetti delle nuove modalità che abbiamo per confrontarci con questo immaginario inedito, per continuare a sperimentare creando ciò che ancora non c’è.
Certamente, ciò che ci attende è una rivoluzione tra le più significative della storia perché, dal disegno al metaverso, il nuovo linguaggio della AI cambierà tutto, il nostro modo di vedere e progettare il mondo, il nostro lavoro, la nostra vita che sempre più si confonderà con il virtuale (avviene già con un semplice cellulare).
Quando poi, esattamente come previsto dagli scrittori sci-fi, l’intelligenza artificiale entrerà nelle unità robot, allora la rivoluzione inizierà a essere esponenziale. Starà a noi trasformare tutto ciò in utopia, o far finta di niente e lasciare che prenda il sopravvento una distopia difficile da gestire.
Forse il disegno a mano, quel gesto semplice e lento che ci permette di leggere tanto la realtà quanto la nostra fantasia, rimarrà un utile e necessario strumento per pensare al domani con positivo ottimismo, guidando e non subendo i cambiamenti in atto, per costruire – sempre e ostinatamente – scenari urbani, di architettura, sociali, antropologici, in cui l’uomo possa continuare a guardare oltre la linea dell’orizzonte migliorando il fragile pianeta Terra nel quale tutti viviamo.
In questo numero doppio i contributi sono stati numerosi: Maria Grazia Turco ha dato il via alla ricostruzione storica con l’archivio di Gustavo Giovannoni, descrivendo la scuola romana e le origini dell’architettura disegnata nel moderno italiano; Orazio Campo ha affrontato i primi decenni del Novecento con i disegni del quartiere romano di San Saba, di Quadrio Pirani e Giovanni Bellucci, custoditi negli archivi ATER; Antonino Saggio e Gaetano De Francesco hanno descritto il progetto di Cattedrale di Giuseppe Terragni, elaborando nuove visioni renderizzate partendo dai disegni dell’archivio Terragni; Maria Miano ha portato il ragionamento nella seconda metà del Novecento, con i disegni dei decani dell’Ordine Architetti Roma pubblicati in 50 anni di professione – Volume VII.
E andando avanti, professori, architetti e grandi disegnatori come Franco Purini, Pino Pasquali, Marco Petreschi, Alfonso Giancotti, Valerio Palmieri – e, nella premessa, anche Franco Luccichenti, Massimo Gasperini, Francesca Delia De Rosa, Gianluca Evels, Marilena Ramadori, Fabio Barilari, Alessandro Melis, Cesare Battelli, Claudio Catalano -, hanno approfondito la tematica dell’architettura disegnata attraverso le loro riflessioni sul disegno d’architettura, con visioni in grado di creare scenari immaginifici; un confronto tra idee e mondi possibili che è stato affrontato anche grazie alle interviste a: Arduino Cantàfora (intervista a cura di Luca Ribichini), Francesco Moschini, con gli archivi del Fondo Moschini Architettura Arte Moderna (intervista a cura di Erilde Terenzoni e Marco Maria Sambo); Mario Docci (intervista a cura di Barbara Tetti), Mario Botta (intervista a cura di Luca Ribichini), Francesco Cellini (intervista a cura di Francesco Nariello), Franz Prati (intervista a cura di Marco Maria Sambo e Antonio Schiavo), Steven Holl (intervista a cura di Francesco Nariello e Marco Maria Sambo), Annibale Siconolfi (intervista a cura di Paolo Anzuini e Marco Maria Sambo), che con le loro idee, i loro disegni (e opere digitali) hanno permesso di scavare ancora di più nel tema dell’immaginario utopico – utile strumento per il contemporaneo – ragionando anche sul rischio di arrivare a un metaverso come totale distopia del prossimo futuro.
E ancora: focus storico critici con Luigi Prestinenza Puglisi, Luca Ribichini e Antonio Schiavo; con Francesca Zaccarelli che ha presentato quattro artisti contemporanei, pittori che costruiscono immaginari descrivendo la realtà delle nostre città in chiave iperreale o metafisica: Alessandro Acciarino, Francesca Murgia, Marilena Ramadori, Mauro Reggio.
Claudia Ricciardi ha poi recensito il primo volume della nuova collana Imprinting curata da Antonino Saggio: il libro di Gaetano De Francesco dedicato a Luigi Franciosini e ai suoi disegni, tra cui emergono quelli su Roma e sull’area archeologica. Paolo Anzuini e Tiziana Pecoraro hanno descritto il percorso che dal contemporaneo arriva al domani, con riflessioni sull’innovazione e sulla struttura primaria del metaverso; Cristina Morselli ha sottolineato l’importanza della filosofia, della sociologia, dell’antropologia e della letteratura nel pensare al metaverso e ai nuovi meccanismi algoritmici dell’AI; Fabio Barilari ha portato poi il ragionamento verso la post-rivoluzione informatica, descrivendo il disegno come metodo di indagine architettonica e il lavoro di diversi autori-architetti che partono dalla sperimentazione per guardare al contemporaneo: Perry Kulper, Bryan Cantley, Neil Spiller, Bea Martin, Riet Eeckhout, Peter Baldwin; infine, Francesco Nariello con il suo articolo ha portato l’esempio di architetti e artisti visionari che utilizzano l’intelligenza artificiale per creare nuovi scenari e nuove dimensioni sognate di architettura, reali o irreali: Cesare Battelli, Giuseppe Fallacara Chirico, Massimo Russo, Libero Rutilo, Daniele Zerbi.
Perché il futuro è adesso, questo il percorso di indagine del numero 129/130 di AR MAGAZINE che dall’architettura disegnata – con la lentezza e la profondità del segno – è giunto alla nuova frontiera dell’AI con le sue architetture immaginate, fantasy o fantascientifiche, con le nuove scritture e i linguaggi artificiali che sicuramente modificheranno sempre di più la nostra percezione, il nostro immaginario e, a breve, il nostro mondo.
Rimane ancora da stabilire come gli strumenti del passato riusciranno a incidere sul nostro presente: se un disegno a mano libera riuscirà ancora a modificare la realtà, guidando anche i processi virtuali della AI; se un dipinto su tela sarà ancora in grado di stupirci e di influenzare la nostra società; se le opere sognate saranno, domani, solamente digitali; se continueremo a usare carta, matita e china, o la nostra creatività passerà esclusivamente per un visore; se continueremo a parlarci, faccia a faccia, o se la nostra capacità di socializzare avrà un filtro, come avviene ogni giorno di più con smartphone e social network; se i linguaggi dell’architettura che abbiamo studiato muteranno completamente, proiettandoci nelle città della letteratura, dei fumetti e dei film sci-fi; se potremo avere ancora un rapporto diretto con la natura; se ci sarà ancora una natura, un paesaggio da difendere oppure il nostro pianeta è destinato a diventare come Coruscant, di Guerre Stellari (un pianeta ricoperto da un’unica, gigantesca metropoli). Infine – il quesito più difficile – rimane sempre la domanda: riusciremo a costruire un’etica dell’intelligenza artificiale, riusciremo a controllarla? Oppure le visioni distopiche dei film si trasformeranno presto in realtà?
Tante domande, con difficili risposte.
Ma tutto sommato, dal disegno al metaverso, dalle architetture immaginate ai linguaggi artificiali, forse è proprio questa la positività della nostra indagine, innescata dall’intelligenza artificiale: la capacità di rimettere in gioco tutto, moltiplicando le domande. Perché la AI cambierà sicuramente le nostre menti, le dinamiche di approccio alla vita, l’essenza stessa del nostro mondo. Una rivoluzione che dovremo saper guidare, per modificare al meglio le nostre città, la nostra architettura, la sostenibilità delle nostre scelte.
Marco Maria Sambo
Segretario dell’Ordine Architetti P.P.C. di Roma e Provincia
Direttore Editoriale di AR Magazine / AR Web / Pubblicazioni OAR