Fiorella Rosati nasce a Roma il 1 agosto 1929, frequenta gli studi classici al Liceo “T. Tasso” di Roma e si laurea in Architettura presso l’Università “La Sapienza” nel 1956.
Negli anni 1956-57 svolge attività professionale nello studio dell’arch. Valori e tra il 1958 ed il 1960 nello studio degli architetti Di Cagno, Malatesta, Moroni.
Dal 1960 inizia una attività indipendente di progettazione (concorsi e professione) insieme al prof. ing. D.A. Durante con il quale ha trovato, durante tutta la sua carriera professionale, un’affinità culturale e di stile nella ricerca spaziale con continuità di intenti e
di operatività.
Alcuni lavori sono stati realizzati in collaborazione con alcuni studi, in particolare con quello del prof. ing. Salvatore Boscarino di Catania con il quale si è costruito un comune legame di seria professionalità nel voler dare piena rispondenza nella progettazione dell’organismo architettonico, alla domanda sociale
di continuo controllo costruttivo e tecnologico.
Dal 1959 al 1995 insegna nella scuola media ed in questo ambito affronta con impegno e sistematicità la tematica della lettura e decodificazione dei Beni Culturali con particolare riferimento di interesse ai valori spaziali del presente e del passato (architettura ed urbanistica), sviluppando una sistematica didattica finalizzata alla divulgazione di tali temi.
Dal 1996 al 2003 tiene, nella Facoltà di Architettura di Catania con sede in Siracusa, il corso di Teorie e Tecniche della Progettazione Architettonica e, in seguito, quello di Analisi della Morfologia Urbana e delle Tipologie Edilizie.
L’attività di ricerca comincia subito dopo la laurea e si sviluppa secondo due indirizzi: quello della sperimentazione progettuale e quello dello studio di una metodologia di lettura e decodificazione dello spazio costruito e rappresentato dall’uomo a fini divulgativi.
Si nota in tutta la produzione un buon grado di impegno civile prodigato nell’assolvere incarichi (quasi tutti di edilizia sociale) e la volontà di tentare il superamento dell’angusto ambito della libera professione rompendo il cerchio delle implicazioni economiche politiche che la soffocano.
Come testimonianza di ricerca e sperimentazione vale la serie di concorsi sulle varie tematiche architettoniche ed urbanistiche svolte durante tutto il corso della vita professionale, parallele, quindi,
alla produzione corrente realizzata. Tutta questa produzione è caratterizzata dalla concreta volontà di rilevare delle invarianti progettuali e modelli di organizzazioni spaziali, tali da determinare uno stile operativo nel linguaggio architettonico che sottenda comunque una corretta attenzione alle esigenze di vita e funzionalità basata su un razionale ed appropriato sistema tecnologico-costruttivo.
La struttura, infatti, in tutta questa produzione, è sempre importante e regolarmente organizzata, alcune volte denunciata nei prospetti, ma mai declamata con enfasi. Spesso gli edifici sono organizzati
secondo una matrice geometrica. Nelle rimesse ATAC (1965-72) questa ha costituito un prototipo che si trasformerà in tipologia per i successivi progetti. L’attenzione alla funzione è molto evidente soprattutto nei progetti di edilizia sanitaria, non solo per la cura con cui sono definite le zone propriamente medico-chirurgiche e quelle di degenza, ma anche per la differenziazione ed evidenziazione dei percorsi orizzontali e verticali (sporco-pulito-impianti flusso medicipazienti- pubblico). La volontà di distinguere figurativamente le diverse parti funzionali approda a risultati di convincente efficacia espressiva.
Nella progettazione per l’istruzione, la funzione ugualmente determina la forma. Alla base di queste realizzazioni c’è una lunga riflessione sul carattere tipologico dell’organismo scolastico anche alla luce delle importanti innovazioni programmatiche in discussione e poi realizzate negli anni ’60 -’70 per la scuola media ed elementare.
Invariante formale risulta essere la composizione per blocchi non solo funzionale ma anche di massa muraria, che diventa protagonista dove il muro, che acquista consistenza materica, è realizzato in mattoni
o rivestito con materiali che riprendono, nel colore e nella grana, elementi presenti nell’ambiente in cui si realizzeranno. In alcuni casi queste masse sono sgranate agli incroci con finestre ad angolo o solcate da tagli profondi (finestre o balconi incassati).
Le tre componenti vitruviane sono quindi sempre presenti, si intersecano e si sovrappongono continuamente.
Ma c’è un quarto elemento che sottende e pervade l’impostazione di tutti questi progetti ed è l’importanza data al “sito”, sia esso naturale o costruito, senza il quale, l’elemento architettonico si staglia
come una scultura nel paesaggio e scultura non è, né deve essere.
Varie sono state anche le progettazioni e concorsi di carattere urbanistico.
Una profonda riflessione si evidenzia anche nel restauro e riutilizzazione di edifici storici.
In tutta la produzione si nota la grande importanza data al dettaglio, come nel caso delle opere in ferro (si vedano le inferriate e le soluzioni d’angolo della ristrutturazione del Convento del Sacro Cuore in via Milano a Catania, 1973).
Sempre interessata a diffondere la conoscenza delle varie espressioni visuali del passato e del presente, pur avendo la possibilità di intraprendere la carriera universitaria, preferisce insegnare nella scuola media dove ha sostenuto l’importanza di proporre un’educazione alla lettura del fatto spaziale fino a mettere a punto una metodologia, servendosi di parametri specifici per la decodificazione ed interpretazione delle espressioni dei vari periodi storici con elementi grafici propri del linguaggio visuale: segno – forma – colore.
A questa finalità può essere ricondotta la ricerca svolta per anni nell’ambito del Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti (CIDI), prima come iscritta ed attiva collaboratrice (direttivo e segreteria romana), dal 1991 al 1995 all’interno della segreteria nazionale (in qualità di Presidente del CIDI di Roma) poi come responsabile nazionale per la didattica dei BB.CC.
In venti anni di attività prende parte ed organizza numerose iniziative su territorio nazionale. Ha rivestito il ruolo di docente o di organizzatore in diversi corsi per l’aggiornamento degli insegnanti sulle tematiche
della didattica e della lettura dei BB.CC., anche in collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e con la Soprintendenza Comunale di Roma ai BB.CC. .
Nel 1986-88 prende la direzione e realizza una serie di Itinerari nelle scuole medie superiori di Roma
su “Roma Capitale”, di cui aveva curato e progettato “La nascita della Periferia”. Il programma era stato proposto dal CIDI ed eseguito con il patrocinio della Provincia di Roma.
Nel 1987 ha fatto parte di un gruppo CIDI diretto dal Prof. Salvo D’Agostino (Facoltà di Fisica dell’Università “La Sapienza” di Roma) che ha realizzato, per il Ministero della Pubblica Istruzione, una ricerca sulla “Situazione della didattica dei Beni Culturali in Italia”.
Nel 1988 ha diretto un gruppo di ricerca CIDI sulla “Situazione della didattica dei Beni Culturali nella Regione Lazio” per conto della Regione, “Indagini sulla attività didattica delle sezioni didattiche dei Musei”.
Nel 1989-90 ha partecipato all’organizzazione e poi diffusione del progetto “Caleidoscopio: diversi ma uguali nella scuola di tutti” un programma sulla didattica della intercultura.
Dal 1991 al 1996, in qualità di Presidente del CIDI di Roma, organizza corsi di aggiornamento per gli insegnanti sempre sui temi della lettura dei BB.CC. e più in generale sulla lettura dei linguaggi visuali, tra cui quello cinematografico-televisivo, sviluppando delle iniziative di carattere trasversale alle varie discipline in cui venivano valorizzati i vari linguaggi: percorsi di lettura intertestuale per ricreare ambienti storici e culturali attraverso vari canali comunicativi.
Piazza Manfredo Fanti 47 – 00185 Roma
Telefono: 06 97604560
Email: protocollo@architettiroma.it
PEC: ordine@pec.architettiroma.it
C.F: 80053110583
Lunedì | 09:00 - 13:00 14:30 - 16:30 |
Mercoledì | 09:00 - 13:00 14:30 - 16:30 |
Venerdì | 09:00 - 13:00 |