Maurizio Moretti nasce a Roma il 21 settembre 1934, qui compie gli studi classici e si laurea alla Facoltà di Architettura dell’Università “Sapienza” nel 1961. Nello stesso anno consegue l’abilitazione all’esercizio della professione ed è iscritto all’Albo dell’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia con la matricola n. 1365.
Negli anni dell’università, e da giovane architetto, intraprende diversi viaggi di studio in molti Paesi europei – Inghilterra, Francia, Germania, Scandinavia, Finlandia – per conoscere le opere del Movimento Moderno. Al periodo dei viaggi di studio risale anche la scoperta dell’opera di A. Aalto che ha la fortuna di conoscere personalmente e che influenzerà la propria formazione di architetto.
Nel 1961 costituisce, con G. Piccinato, M. Tafuri, B. Rossi Doria e M. La Perna, V. Quilici e C. Maroni lo Studio AUA – Architetti Urbanisti Associati. All’AUA aderiranno successivamente altri colleghi fino a costituire un gruppo di 12 membri. All’interno dell’AUA elabora e partecipa a concorsi, incarichi professionali ed elaborazioni teoriche. L’AUA non è solamente, in senso stretto, uno Studio professionale, ma rappresenta un’occasione di arricchimento umano, professionale, culturale; molti erano gli interessi condivisi dal gruppo: l’architettura, l’arte, il cinema. È un periodo di trasformazioni epocali; dal dopoguerra sono passati diversi anni, ma la classe intellettuale, la classe dominante nel settore dell’architettura è rimasta pressoché la stessa degli anni anteguerra e la maggioranza dei professori fa ostracismo nei confronti dei Maestri del Movimento Moderno; solo alcuni cattedratici, quali Pasquale Carbonara e con lui Ciro Cicconcelli, attivissimo organizzatore di incontri in birreria con gli studenti, accettano il confronto su questi temi.
È in questo scenario che i membri dell’AUA cercano di rompere gli schemi e di dare un taglio all’approccio “classicistico e tradizionale” imperante ed egli è in prima linea fra coloro che “si sono stufati di disegnare colonne e cappelle in muratura” e vogliono “vedere cosa succede fuori”.
Dalla laurea e fino al 1967, anno in cui il gruppo AUA si scioglie, la sua attività professionale e di ricerca è condotta prevalentemente in collaborazione coi membri del gruppo stesso.
Nel 1962 partecipa all’elaborazione di vari concorsi, tra i quali il concorso per il PRG del Comune di Acqui Terme (Alessandria) che ottiene il primo premio. Dello stesso anno sono il progetto di Piano Territoriale per le zone verdi e le attrezzature turistiche del Lazio, redatto su incarico di Italia Nostra, pubblicato su Casabella e la monografia La regolamentazione edilizia – Una proposta di metodo, vincitrice del primo premio nel concorso indetto dalla fondazione “Aldo della Rocca”.
Nel 1963 sempre per Italia Nostra, redige i progetti di PP per i comprensori di Villa Doria Pamphilj e di Villa Savoia a Roma, pubblicati su Urbanistica.
Nel 1964 partecipa al Convegno sull’Edilizia Industrializzata promosso dall’IN/ARCH con due monografie nelle quali esamina il rapporto tra qualità del costruito e processo edilizio. I lavori di questi anni sono tutti condotti in collaborazione, con colleghi del gruppo AUA, come nel caso del progetto di un’unità residenziale in acciaio redatto con M. La Perna, G. Piccinato, G. Moneta e B. Rossi Doria per un concorso bandito dalla Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio nel 1965.
Negli anni seguenti lo scioglimento dell’AUA, è professionalmente impegnato col Gruppo Aymonino per il progetto di massima del Concorso della Camera dei Deputati (1967) e con Manfredi Nicoletti sulla relazione urbanistica per la Società Ponte sullo Stretto di Messina (1969). Nel 1967 elabora per il CNR uno studio sull’Utopia nell’ambito della ricerca La città e le strutture di servizio.
Nel 1969 elabora un progetto di edilizia residenziale a Treviso costituito da una casa in linea ed una torre che sarà realizzato integralmente.
In questi anni una fortunata combinazione tra committenza e tema gli consente di sperimentare in un progetto di allestimento quella piccola dimensione cui si sente connaturato; si tratta di adattare più vani di un negozio di via del Babuino ad uno spazio di esposizione di stampe: il Nuovo Torcoliere. Con materiali poveri, pannelli in trucioli di legno pressato e lamiera zincata reinventa lo spazio interno negandone la pianta: i pannelli si scostano dalla geometria originaria delle murature e si concludono con la soffittatura che ha forma di un lenzuolo di lamiera appeso ai muri fino a formare una “pancia” metallica che copre l’intera area del locale.
È del 1971-73 la ristrutturazione di due appartamenti a Roma, in zona Ardeatina e nel rione Monti. Nel primo caso sceglie una soluzione, sviluppata fin nel dettaglio degli arredi, fortemente caratterizzata, sia planimetricamente che in alzato, così come nella scelta dei materiali di finitura, all’epoca innovativi, e nell’uso del colore. Nel secondo adotta un gioco di volumi che gli permette di ricavare zone soppalcate che, seguendo l’andamento dell’involucro, si susseguono a diverse altezze.
L’impiego di volumi plastici, spesso cromaticamente esaltati, è un segno distintivo dei suoi lavori di ristrutturazione, anche negli anni successivi.
Nel 1980 vince il primo premio del concorso indetto dalla Provincia di Roma per la realizzazione di un istituto tecnico agrario a Maccarese. Il progetto esecutivo è svolto integralmente, ma verrà realizzato solo negli anni 2004-2005, a Fiumicino e destinato a sede dell’Istituto Tecnico Commerciale, impegnandolo nuovamente nella progettazione esecutiva. Contemporaneamente la sua attività si focalizza soprattutto sulla partecipazione a concorsi di progettazione con i progetti per l’ampliamento della Facoltà di Architettura di Valle Giulia (1987), per la sistemazione dell’area centrale di Berlino (1997) e per la sistemazione dell’area del Borghetto Flaminio a Roma (1998).
All’attività professionale si accompagna la carriera accademica, svoltasi interamente nella Facoltà di Architettura e che inizia nel 1964 quando è nominato assistente volontario presso la Cattedra di Elementi di Composizione architettonica tenuta dal prof. Roberto Marino.
Nel 1968 vince una borsa di studio biennale di addestramento professionale presentando la memoria La didattica nelle Scuole di Architettura alla luce delle nuove possibilità della produzione; altra borsa di studio quadriennale gli è riconosciuta nel 1969.
Nel 1973 è assistente ordinario alla Cattedra di Composizione architettonica del prof. Claudio Dall’Olio e nel 1982 è professore associato di Composizione architettonica.
Nell’attività didattica, svolta tenendo corsi di Composizione o Progettazione architettonica, si occupa prevalentemente dei problemi connessi alle metodologie della progettazione, ed è possibile individuare gli obiettivi comuni ai vari laboratori, finalizzati ad indirizzare lo studente alla conoscenza ed alla pratica degli strumenti necessari per operare all’interno del progetto di architettura con sempre maggiore consapevolezza per la complessità ed eterogeneità dei problemi che da questo discendono.
A tal fine nei suoi corsi si affrontano esperienze di progettazione caratterizzate da una grande concretezza del programma edilizio e da una conseguente contenuta dimensione dell’intervento, nell’intento di sviluppare nello studente l’attitudine ad approfondire e a prefigurare, ritenuta essere il nodo centrale nella genesi del progetto.
Grande importanza riveste nella metodologia didattica il contatto continuo con gli studenti nei seminari e nei gruppi di lavoro finalizzati agli esami o alle tesi di laurea. I programmi didattici affrontano i molteplici aspetti delle tematiche urbane, dalla residenza ai servizi, accentuando l’interesse alle diverse scale di intervento. Più precisamente: analisi di una tipologia architettonica specifica; studio di nuove strutture residenziali in città in espansione; analisi e riqualificazione di nodi urbani in contesti storici e di particolare interesse nei confronti del sistema dei servizi della città; analisi e progettazione di nuovi modelli residenziali.
Nei lunghi anni d’insegnamento diversi sono i temi proposti agli studenti; tra gli altri si ricordano, la ristrutturazione urbana del centro storico di Fiumicino ed il progetto della nuova sede della Facoltà di Architettura in via Flaminia.
Negli anni 2000-2007 partecipa più volte alle Commissioni degli esami di stato con il ruolo prima di membro, poi di Presidente; in seguito tiene corsi preparatori con lezioni teoriche ed esercitazioni pratiche.
Nel 2004 va in pensione, ma continua l’attività didattica fino al 2008 con incarico di docente esterno.
L’archivio è conservato presso lo Studio dell’architetto (via Cavour 184, Roma), che ne è il referente.
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