Giancarlo Delmastro nasce a Torino il 3 luglio 1935 e si laurea alla Facoltà di Architettura dell’Università di Roma “Sapienza” nel 1965; nello stesso anno consegue l’abilitazione all’esercizio della professione iscrivendosi all’Albo dall’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia con la matricola n. 1746.
Sempre nel 1965 è vincitore della borsa di studio come assistente alla cattedra di Scienze delle Costruzioni della stessa Facoltà di Architettura dove rimarrà come assistente volontario fino al 1975.
L’attività didattica prosegue a Urbino, dove è prima docente poi direttore dell’Istituto Superiore per le Industrie artistiche.
Parallelamente non trascura la libera professione che lo vede da subito coinvolto in importanti progetti e concorsi. Intensa è la sua attività di progettazione nel campo del restauro, dell’architettura civile e sociale e della pianificazione urbanistica in varie Regioni italiane, del design e architettura degli interni.
Entra a far parte di diversi Enti Amministrativi come membro tecnico, quali il CER – Comitato per l’Edilizia Residenziale – all’interno del Ministero dei Lavori Pubblici, la Commissione della Provincia di Roma istituita per interventi di recupero e restauro nell’ambito dei centri storici nonché in quella della determinazione dei valori delle indennità di espropriazione.
Oltre alla didattica svolge nel territorio marchigiano un’intensa attività progettuale che lo porta ad operare per un lungo periodo di tempo su incarico di Pubbliche Amministrazioni con architetture sociali e interventi di pianificazione.
Tra questi la casa di riposo per anziani e l’ampliamento del cimitero, entrambi del 1974 e realizzati a S. Angelo in Vado (Pesaro-Urbino), che catturarono l’attenzione di Bruno Zevi, allora direttore della rivista L’Architettura. Cronache e storia il quale decide di pubblicarle nel suo periodico come esempio tra progettualità ed espressione di un continuo dialogo tra forma, struttura e funzione.
L’intesa architettonica tra i due si ripete nel 1979 con la pubblicazione del progetto del Motel La Giocca in via Salaria 1221 a Roma, progetto questo inserito in un tessuto urbano fatto di abusivismo e speculazione. Basti pensare che il motel era l’unica realizzazione della zona dotata di una regolare concessione, allora licenza edilizia. La conclusione dei lavori rappresenta un segno di speranza e positività nella grave situazione socio-economica e urbana in cui si va a inserire. La discontinuità con il passato è il segno evidente di un cambiamento possibile.
Attività rilevante nella sua professione è sicuramente l’urbanistica che lo vede convolto nella realizzazioni di innumerevoli strumenti urbanistici come il PTC e il PTP della Zona 5° di Rieti per la Regione Lazio negli anni 1982-89, in qualità di membro della Commissione; i PEEP per le città di Fermignano (Pesaro-Urbino, 1981-84), di S. Angelo in Vado (1982) e di Urbania (Pesaro-Urbino, 1984); i PIP di Anzio (Roma, 1980), di S. Angelo in Vado (1981), di Fermignano (1985), di Borgopace (Pesaro-Urbino, 1985) e Urbania (1986); i PPA di S. Angelo in Vado e Urbania (1982); i PdF di Urbania (1970-85), di Mercatello sul Metauro (Pesaro-Urbino, 1971), di Fermignano (1971-89), di Borgopace (1971-89) e di S. Angelo in Vado (1972-85).
Per le Amministrazioni comunali si occupa anche di progettazione cimiteriale con gli ampliamenti dei cimiteri di Urbania (Pesaro-Urbino), Fermignano e Frascati (Roma).
Dalla fine degli anni Novanta, e per un decennio, si occupa di ristrutturazione di complessi alberghieri. Due a Roma, l’Hotel Regina Baglioni e l’Hotel Bernini Bristol, dove realizza due roof garden e l’Hotel Manzoni a Milano, per altro pubblicato sulla rivista Suite n. 133, dicembre 2007. Quest’ultimo è oggetto di un importante restauro conservativo e totale ristrutturazione interna che lo vede coinvolto dalla fase di progettazione e direzione lavori a quella di studio e disegno di tutti gli arredi e le decorazioni.
Con questi ultimi e importanti lavori decide di sospendere l’attività progettuale per dedicarsi con maggior continuità alla pittura, sua grande passione troppe volte messa da parte. La dedizione all’Arte futurista ben presto si rivelerà qualcosa di più di un interesse personale e gli consentirà di partecipare a varie mostre collettive in Italia (Roma) e all’Estero (Bruxelles, Praga, Parigi) ottenendo pieni riconoscimenti da parte di critica e pubblico.
Non pago, estende la sua attività creativa anche nella scrittura e nel 2015 esce il suo primo romanzo Gli occhi della Nonna edito da Nuova Prhomos.
Opera tra Roma e il Trentino, dove soggiorna per lunghi periodi.
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