50 ANNI DI PROFESSIONE

Apolloni Ghetti Pietro Maria
Apolloni Ghetti Pietro Maria

Nasce a Roma il 26 luglio 1941 in via Re Boris di Bulgaria 59 che, dopo gli eventi bellici, divenne via Filippo Turati 59 ed infine Piazza Manfredo Fanti 5, proprio sul fianco sinistro dell’Acquario Romano divenuto Casa dell’Architettura. Quarto di nove figli di Bruno Maria e di Teresa Paoletti, dopo il liceo classico all’Istituto Massimiliano Massimo e poi al De Merode, frequenta la Facoltà di Architettura di Roma “La Sapienza”, dove si laurea nel 1966 con la tesi in Urbanistica “Il Piano Regolatore dei Comuni finitimi di Formia e Gaeta nell’ambito della Pianificazione Territoriale”, relatore il compianto Luigi Piccinato. Dopo il superamento dell’esame di stato nel 1967, si iscrive all’Albo degli Architetti di Roma e del Lazio col n. 1935.

È Membro dell’Ordine degli Esperti in materia di Programmazione urbanistica al Ministero dei Lavori Pubblici (D.M. 02-05-1971). Il 15 maggio 2013 consegue “Le Diplôme de Sensibilisation à la sécurité hors Siège de l’UNESCO 2012”. La sua esperienza professionale spazia in diversi settori ed è caratterizzata, all’estero, da un lungo soggiorno, dal 1975 al 1988, nella capitale del Camerun, Yaoundé, intramezzato da frequenti periodi in Italia, dove continua ad esercitare la sua attività. Nella capitale Santo Domingo della Repubblica Dominicana è presente professionalmente dal 1999 al 2001. Numerose sono le missioni culturali per conto dell’UNESCO in Mali, con particolare riferimento al sito di Timbuctù. La sua indole ed il suo modo di confrontarsi con il mondo reale, forse ereditate dal padre, lo spingono ad interpretare la professione in maniera aperta a tutte le sfaccettature facenti capo al vasto mondo della percezione architettonica, che vacilla tra il razionale e l’irrazionale.


È doveroso ricordare il contributo alla sua formazione del padre, Bruno Maria (1905-1989), discendente di un’antica famiglia romana, professore ordinario al Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana a Roma, alla Facoltà di Architettura di Napoli e di Restauro dei Monumenti all’Università di Roma, direttore dell’Istituto di Disegno della Facoltà d’Ingegneria di Bari, vicepresidente del Centro Studi per la Storia dell’Architettura. Fu anche membro della Pontificia Commissione di Arte Sacra e della Pontificia Commissione per gli Scavi nella Basilica di San Pietro dal 1940 al ’49, che gli permise di individuare, sotto l’Altare della Confessione, la Tomba del Santo. Questo fu, per inciso, il motivo per cui al figlio, nato nel ’41, fu dato il nome dell’apostolo Pietro. Tra i progetti e le opere più interessanti ricordiamo: a Roma, la Chiesa del Pontificio Collegio Germanico-Ungarico e la Parrocchia dei SS. Martiri Canadesi in viale XXI Aprile; a Salisburgo, la Chiesa di Santa Elisabetta e, a San Paolo in Brasile, la completa ristrutturazione architettonica e decorativa degli interni della Cattedrale che, benché iniziata nel 1910, non era mai stata terminata.

Entrando nel merito delle proprie esperienze professionali, il suo primo incarico fu quello presso l’“Ufficio Speciale del Nuovo Piano Regolatore di Roma” per la redazione dei Piani di Zona in qualità di “architetto libero professionista”. In particolare, studia e elabora il Piano del Quartiere Prenestino-Centocelle e, nella sezione “Convenzioni”, collabora allo studio delle zone E e G ricadenti nel Piano Regolatore Generale. Tra il 1968 e il ’70 redige, con Alberto Busnengo, il Piano Regolatore Generale, il Regolamento Edilizio e la Delimitazione del Centro Urbano dei comuni laziali di Latera (VT), Rocca d’Arce (FR), Arpino (FR), Santopadre (FR), Arce (FR), Marta (VT), Esperia (FR) e Collepardo (FR).

Sempre rimanendo nella componente urbanistica, pubblica: “Ricerca sullo sviluppo della storia dell’urbanistica della piazza Montecavallo – Quirinale in Roma”; come assistente volontario della cattedra di Urbanistica, direttore Luigi Piccinato, “Dati fondamentali sui fenomeni demografici, sociali e economici nel territorio del Lazio in riferimento ai temi di esercitazione del IV e V anno universitario”, Roma 1966-1967; “Metodologia per l’indagine socio-economica dei comuni della Puglia con l’individuazione delle linee di sviluppo territoriale e proposta di indagine sistematica per la ristrutturazione urbanistica dei vecchi centri”, edito dall’Istituto di Disegno della Facoltà di Ingegneria di Bari – direttore Bruno M. Apollonj Ghetti – Bari 1967; “Il quartiere Rinascimento a Roma: proposta di ristrutturazione urbanistica e di restauro di un quartiere pilota: via dei Coronari – Roma 1975”. Inoltre, si ricorda nel 1996, per le Linee Aeree Italiane SpA (Alitalia), la stesura e pubblicazione di un volume avente per oggetto uno studio sul tema: “L’influenza dei mass-media nel processo di formazione dell’opinione pubblica sul problema della qualità dei servizi ed in particolare del trasporto aereo. Le aspettative del consumatore sulla compagnia di bandiera”. Ricopre anche diverse cariche sociali in Italia, in Cameroun ed in Repubblica Dominicana. Nel marzo del 2002 segue un corso dell’ICCROM presso la sede in via di San Michele a Roma che riguarda i seguenti punti: “Introduction to the World Heritage Convention, establishment of the world heritage list, use of the world heritage fund: international assistance, post-inscription issues, putting the world heritage convention into an international context, site visit to Appia Antica Regional Park”.

Con il suo “Bureau d’Etudes” T.A.U. in Cameroun ed in Italia redige diversi studi di settore, progettazioni, direzioni lavori, piani regolatori, studi urbani e regionali. È anche presente nel settore progettuale di edifici alberghieri e ospedalieri. La prima missione in Mali, dall’11 al 26 luglio 2002 – effettuata insieme a Mauro Bertagnin e a Giovanni Fontana Antonelli – è promossa dal “World Heritage Centre du Patrimoine Mondial de l’UNESCO” nel quadro dell’accordo di cooperazione tra l’UNESCO e il Ministero degli Affari Esteri italiano nel campo della protezione del patrimonio culturale e naturale. Egli aveva redatto in precedenza (04 luglio 2002) un fascicolo preparatorio intitolato “LISTE DU PATRIMOINE MONDIAL: Tombouctou – Djienne – Falaise de Bandiagara et tentative liste “Tombeau des Askias”. Altre missioni sono state effettuate nel gennaio, luglio e settembre 2004, nel gennaio 2005 e nel maggio 2006. Nel 2008, nell’ambito della 10ème Conférence Internationale sur l’Étude et la Conservation du Patrimoine bâti en terre, redige uno studio dal titolo “Protection et sauvegarde des Mausolées des saints dans la ville di Tombouctou et leur encadrement dans le contexte culturale saharien”. Dal 1 al 5 febbraio 2008 compie un’altra missione nella capitale del Mali, Bamako, e ne pubblica il resoconto: “Sauvegarde et protection des Mausolées des Saints, leur encadrement dans le contexte culturel saharien et l’expérience de gestion participative de la mission culturelle de Tombouctou”.

Nel 2014, in seguito alla distruzione da parte di gruppi musulmani oltranzisti, compila e pubblica uno studio molto dettagliato e articolato che ha permesso il recupero e la ricostruzione di molti mausolei. Si deve sottolineare che il settore professionale che lo ha più coinvolto è proprio quello del patrimonio culturale maliano e, più in generale, del Sahel, che deve essere ricercato nella storia plurisecolare del suo territorio e della sua popolazione e non, quindi, frutto del caso, ma il risultato di diversi fattori che, intrecciati tra loro, hanno portato ad elaborare un’architettura autoctona. Effettivamente, la cultura, e dunque l’architettura sudanese, avrebbe dovuto essere chiamata “Cultura Trakuriana”, per evidenziare il punto di partenza e per comprenderne e apprezzarne la sua originalità, anche se, in seguito, meticciata da altri apporti: in primis gli scambi tra l’“Africa Nera” e i paesi del Maghreb che, ovviamente, non si limitavano ai soli prodotti mercantili, ma anche alla sfera culturale.

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