Nato nel 1927, Renato Amaturo si iscrive nel 1946 alla facoltà di Architettura dì Roma, dopo la maturità classica, laureandosi nel 1953.
La sua formazione di architetto si deve ai docenti e ai giovani assistenti della Facoltà e, soprattutto, alla vivace atmosfera culturale del movimento studentesco nell’immediato dopoguerra.
Tale atmosfera è certamente sollecitata dalle attività dei due istituti culturali dell’epoca: l’Associazione Per una Architettura Organica (APAO), successivamente confluita nell’Istituto Nazionale di Architettura, e l’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU).
Le conferenze – dibattito e la presentazione di progetti della prima ed i convegni e le mostre dell’INU consentono a molti studenti di allora la conoscenza del pensiero e delle opere dei Maestri della generazione precedente.
Dopo la laurea, viene invitato dal professor Plinio Marconi, ordinario del corso di Urbanistica, a collaborare come assistente. Svolge intensamente questa attività dal ’53 al ’62, quando gli viene proposto dal professor Adalberto Libera di collaborare ai corso di composizione architettonica.
Durante questo primo periodo, aperto lo studio a Roma in forma autonoma, affianca l’impegno professionale di progettista all’attività di collaborazione all’INU: viene eletto membro del Consiglio Direttivo della Sezione laziale dal 1957 al 1959 e nel 1959 è nominato membro effettivo dell’Istituto. Contemporaneamente, la progettazione architettonica delle sue prime opere è segnata da molta cura nelle scelte tecnologiche, dalla ricerca del dettaglio e della relativa esecuzione, con la conseguente intensa presenza nei cantieri.
Dopo le prime opere a Civitavecchia, nel 1953-54, in collaborazione con Arnaldo Bruschi, nel 1955 è invitato da Giuseppe Vaccaro a partecipare al gruppo da lui diretto per la progettazione dei quartieri INA-Casa. Il gruppo, formato dagli architetti Sergio Brugnoli, Antonino Manzone, Francesco Palpacelli e dall’ingegnere Sergio Musmeci, riceve come primo incarico la progettUiari0 urbanistica e architettonica del quartiere “Ponte Mammolo” a Roma, tra la via Tiburtina e il fiume Aniene. Lesperienza dei gruppo si ripete su più vasta scala nel 1958, a Bologna, per il quartiere di “Coordinamento di Edilizia Popolare (CEP), denominato “Via della Barca”. La progettazione architettonica della zona sud, affidata al gruppo, riguarda edifici residenziali a “trama orizzontale” (due piani su pilotis) ed edifici a “torre” (10 plani), oltre agli edifici pubblici del mercato e delle scuole materna ed elementare.
Successivamente, con Giuseppe Vaccaro, cura la progettazione della Centrale Termica e del Supermercato del quartiere.
Dal 1957 il comune di Civitavecchia lo incarica, insieme al prof. Luigi Piccinato e all’ingegnere Nicola Di Cagno, della redazione del P.R.G., dei primi tre Piani di Zona in attuazione della Legge 167, del Piano Particolareggiato del centro direzionale, di una scuola media e del liceo ginnasio.
Nel 1963, in gruppo con l’architetto Giorgio Benucci e l’ingegnere Mario Desideri, selezionato per concorso, elabora per l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro le Malattie (INAM) studi sulle tipologie dei poliambulatori, realizzando tre edifici di impianto distributivo simile, ma in contesti ambientali diversi: a Colle Val d’Elsa (Siena), a Carignano (Torino) e a Massa Carrara.
Dopo l’emanazione della legge n° 167/1962, viene nominato dalla Ges.Ca.L. (Gestione Case Lavoratori), nel 1964, consulente urbanista per le città di Benevento, Teramo e Campobasso. L’incarico riguarda la verifica della validità dei Piani Particolareggiati e delle aree riservate a questi, approntati dalle amministrazioni comunali, nei riguardi delle connessioni con gli strumenti urbanistici vigenti. In tale occasione, l’Amministrazione Comunale di Campobasso gli conferisce, nel 1966, insieme agli ingegneri G. Tardella ed E. De Capoa, l’incarico della redazione della Variante Generale e nuovo P.R.G. della città. In seguito, nel 1968, i tre nuovi Piani di Zona per la Legge 167.
Negli stessi anni, è delegato dal prof. Luigi Piccinato e dall’ingegnere Nicola Di Cagno a provvedere all’adeguamento del P.R.G. del Comune di Civitavecchia al Decreto presidenziale, di approvazione e, come consulente del Sindaco, cura l’attuazione del Piano attraverso piani – quadro relativi alle zone industriali, alla prima fase del centro direzionale e alla zona turistico – termale.
Negli anni settanta, in Emilia, a Salsomaggiore Terme, (Parma), su incarico dell’Amministrazione Comunale„ svolge una consulenza urbanistica ai gruppo eh progettazione per la redazione dei PRO., sui criteri di impostazione generate delle scelte urbanistiche prioritarie.
Contemporaneamente, viene incaricato da una Società immobiliare delta redazione di un Piano Particolareggiato nella zona centrale di Ferrara. Il piano riguarda il completamento di un ampio isolato, in parta già edificato in modo disorganico, e propone un intervento unitari di riqualificazione, sia per mezzo dell’omogeneità del linguaggio espressivo dell’architettura, sia con la creazione dì collegamenti spaziali e funzionali dei due lati maggiori dell’isolato con un articolato percorso pedonale pubblico sulla piastra commerciale del primo e secondo lotto che si conclude nella piazza centrale interna. Circostanze diverse hanno poi portato ad una attuazione solo parziale dell’intervento.
Dopo il Piano Particolareggiato Esecutivo di un comprensorio turistico in Brasile (Cabo Frìo, Rio de Janeiro), gli studi per un Piano Particolareggiato nel centro storico di Rovigo ed una consulenza per il piano d’un complesso turistico a Sirmione sul Lago di Garda in provincia di Brescia, collabora con l’ingegnere Nicola Di Cagno allo studio per un insediamento cooperativo residenziale nella zona “Tornino” a Roma ed ad uno per l’assetto turistico nella baia di Porto Conte nel Comune di Alghero. Negli stessi anni, vengono realizzate le scuole elementare e materna a Civitavecchia ed a Rocca Santo Stefano. Del 1976 è la redazione di un progetto planivolumetrico del complesso turistico “Le Terre” ad Allumiere in provincia di Roma.
Negli anni ’80 e ’90, l’attività si estende anche al settore dell’architettura degli interni, con le ristrutturazioni degli uffici della Sede centrale e dì molte Agenzie del capoluogo e periferiche della Cassa di Risparmio di Civitavecchia.
Contemporaneamente, altri progetti urbanistico-edilizi, giunti al definitivo e agli esecutivi, non trovano nella committenza attuazioni sufficientemente sensibili e corrette. È il caso di un Piano Particolareggiato e degli edifici di un “Borgo di case a schiera” a Baschi di Orvieto (Terni), il caso di un nuovo edificio in via Mazzini a Civitavecchia (Roma), del restauro e della ristrutturazione parziale d’un isolato con soluzione alternativa di un edificio a torre, sempre a Civitavecchia. Analoga sorte trova, infine, ancora a Civitavecchia, dopo le prescritte approvazioni, un accurato piano particolareggiato di una zona di espansione del P.R.G. e delle conseguenti impegnative progettazioni degli edifici pubblici e di quelli residenziali.
Negli anni più recenti del nuovo millennio, l’architetto si dedica a studi ambientali nel centro storico di Civitavecchia. Tra l’altro, la ricerca riguarda le possibilità di rimediare ai danni provocati dal mancato rispetto del piano di ricostruzione, redatto nel 1945 da Luigi Piccinato, nelle zone centrali di corso Marconi e piazza Vittorio Emanuele II e nei profili della città sopra la cinta muraria di Urbano VIII prospiciente il porto storico.
Alcuni lavori dell’architetto sono stati pubblicati su riviste e libri specialistici quali: “Urbanistica” (n° 24 e 25); “Casabella” (n° 209, 239, 263); “Revue internazionale d’amiante-ciment” (n° AC14); “Architettura – Cantiere” (n° 15); “Edilizia popolare” (re 243); “La Nuova Tecnica Ospedaliera” (n° 3); Guida all’Architettura Moderna – Italia gli ultimi trent’anni (di G. Muratore ed altri); Vita dei Materiali nell’Architettura (di G. Roisecco); Divagazioni sul mattone (di E. Mandolesi).
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